Thursday, March 28, 2024

ALEX ZANOTELLI LA FEROCE DOLCEZZA

Chi dovesse pensare che padre Alex Zanotelli sia una persona mansueta cadrebbe in un errore colossale. Padre Alex è una persona gentile, ma nient’affatto docile: il suo spirito è indomito, il suo cuore batte come un tamburo, i suoi sentimenti ardono come un immenso incendio dalle fiamme alte! Sono molte, troppe, le ingiustizie, le miserie, gli atti di infamia o viltà contro i quali ha fermamente opposto la potenza della sua pietà, insieme alla voglia irrefrenabile di proteggere i più deboli, sempre. I suoi sono Valori Assoluti, con molta pacatezza egli mi spiega che non si possono commerciare.

L’incontro tra di noi è avvenuto nella minuscola (e perfetta) sede della Missione Comboniana nel cuore della Sanità, precisamente alle spalle della Basilica di Santa Maria della Sanità o, se preferite, all’ombra della statua dedicata al martirio del giovane Genni Cesarano. Salendo una stretta scala a chiocciola ricavata nel muro mi sono accomodato dietro ad un tavolo minuto, interamente ricoperto di quaderni, appunti, fogli compilati con grafia precisa. Libri ovunque, stipati in pile appoggiate sul pavimento; alle pareti decine di foto (la più recente lo ritrae insieme al sindaco di Riace, Mimmo Lucano) che testimoniano una vita eccezionale fitta di incontri altrettanto eccezionali, di passioni, di speranze, di autentiche visioni di ciò che potrebbe essere un Mondo più Umano… Padre Alex è un missionario, che indossa una divisa coloratissima, un crocefisso di stoffa, una sciarpa arcobaleno: ha scelto la via dell’umiltà, della povertà (che nel suo caso è immensa ricchezza spirituale), della semplicità. Ma nel contempo ha abbracciato anche la missione della battaglia: in questo padre Alex è un autentico guerriero indomito di 81 anni, con una vitalità che comunica Allegria…

Quando ha lasciato la baraccopoli di Nairobi nel 2004 ha scelto di continuare nel quartiere della Sanità a Napoli la sua missione. Perché proprio qui?

Quando ho affidato ad altri giovani Comboniani la nostra azione nella baraccopoli di Korogocho a Nairobi dopo averci vissuto 12 anni, prima della partenza c’è stata una cerimonia: la gente ha pregato per me, mi ha imposto le mani schiacciandomi a terra, mentre un pastore della chiesa Indipendente ha detto: Ti prego, dona a padre Alex il tuo Spirito Santo perché possa tornare dalla sua tribù bianca e convertirla”. Rientrato in Italia, dovevo scegliere un luogo dove andare, al sud, che è quello che paga per il cosiddetto progresso del nord. Quando sono arrivato si parlava soprattutto di Palermo, ma Napoli è una città con più problemi sociali. Ero tentato di stabilirmi a Scampia, però mi sono detto Scampia deve essere distrutta, anche architettonicamente, perché così come è ora non può instaurarsi una comunità umana e io devo stare con la gente. Così ho preferito la Sanità, per essere dentro a un popolo, perché questo con tutti i problemi che ha è un popolo.

Quali sono i problemi più gravi che ha visto qui?

Come Rete che lavora nel Rione il problema più serio su cui stiamo lavorando è quello sociale, sono anche preoccupato che la zona possa essere oggetto di appetiti speculativi, essendo prossima al centro della Città, ma su questo don Antonio (Ndr. Padre Antonio Loffredo, parroco alla Sanità, ispiratore e autore della rinascita che si sta realizzando nel quartiere e creatore della Fondazione di Comunità S. Gennaro) la pensa diversamente da me. Il disfacimento è spaventoso, siamo in una condizione di degrado incredibile. Faccio solo l’esempio della scuola: alla Sanità non c’è neanche un asilo nido, sono state fatte tante promesse ma un nido comunale manca; solo la scuola elementare ed asilo “Andrea Angiulli” è efficiente. Non esiste nessun complesso di scuole medie, quindi i ragazzi del quartiere devono iscriversi nelle medie delle zone limitrofe. In sé questo può essere anche un bene, ma in una zona dove la camorra è così forte e non è quella di un tempo, è una camorra diversa, i presidi educativi devono esserci! Esiste solo un istituto superiore, il Caracciolo, che ha pochi iscritti ed è stato accorpato all’Isabella d’Este, abbiamo fatto infinite denunce ma la situazione non cambia. Due anni fa siamo riusciti ad avere accesso alle valutazioni di fine anno dei ragazzi, mentre lo scorso anno non ci è stato reso possibile. E dai dati relativi al 2017, sappiamo che nel primo biennio del superiore, che è ancora scuola dell’obbligo, l’evasione è stata del 50% e i bocciati sono stati il 74% degli iscritti. Io vivo alla Sanità e non ha idea la notte cosa vedo…!

Cosa intende dicendo che la camorra è cambiata?

I rappresentanti del clan Vastarella sono per lo più in carcere, i Sequino sono abbastanza sotto controllo, e infatti i clan di Forcella stanno cercando di inserirsi in questo vuoto e i ragazzini che evadono la scuola sono la loro manovalanza, mi preoccupa vedere compiersi il destino di questi giovanissimi mentre non si sta facendo praticamente nulla per impedirlo. Tutto si gioca attorno al controllo del territorio e dello spaccio. C’è un’omertà assoluta, nessuno che ammetta di pagare il pizzo, mentre lo fanno tutti e non c’è verso di infrangere questo silenzio e c’è una cospicua quota della popolazione che non riesce a tirare avanti. E’ necessario un investimento enorme da parte del Governo, perché qui ci sono due città. Le periferie le conosco bene e forse a eccezione di Scampia dove c’è stato un buon investimento nella scuola, per il resto, a S. Giovanni a Teduccio, Barra, Ponticelli, è un disastro. Un disastro! Mentre sono convinto che sia essenziale investire sulla scuola, sennò in questa città anche chi sta bene non ci potrà vivere più.

E’ indubbio, tuttavia, che, grazie al lavoro assai ben organizzato e realizzato con il preciso obiettivo di riconvertire una parte almeno dell’economia della zona in turistica che sta facendo padre Loffredo (ne parliamo anche in altri focus in questo numero), la Sanità sia uscita da un isolamento plurisecolare e l’attenzione verso il quartiere e le sue potenzialità cresce. L’esperienza di Ischia che conosco molto bene mi dice che se viene impiantato un sistema turistico valido arriva una grande ricchezza. Certo la Sanità non è Ischia del dopoguerra, qui c’è un retroterra e una storia differenti, ma la povertà estrema che si registra nel rione come in tante zone di Napoli, se venisse attuato un progetto di economia turistica serio potrebbe essere in una buona percentuale abbattuta.

Penso che il turismo possa avere un ruolo importante, ma è altrettanto grande il pericolo costituito da certe implicazioni legate al successo turistico. Per esempio, qui c’è tanta povera gente per la quale già ieri era difficile vivere, trovare una casa a un prezzo accessibile e adesso i costi per i bassi stanno lievitando a 3-400 euro, tante abitazioni stanno diventando bed & breakfast. Da quando sono arrivato alla Sanità ho sempre detto che questo è un posto troppo vicino al cuore della Città, molto bello dal punto di vista architettonico e qui avverrà ciò che accade in tantissime zone nel mondo, cioè che i ricchi se lo prenderanno, le immobiliari compreranno i vecchi palazzi, in realtà sta già accadendo, e butteranno fuori gli abitanti, e qui non ci sarà più un popolo. Questa è la mia paura.

Perché il rione Sanità non chiede a gran voce un cambiamento?

Il problema centrale di queste periferie, ed è una criticità che accomuna un po’ tutto il sud, è che manca il senso della cooperazione fra la gente che invece al nord, almeno in passato, era più presente. Sono nato nelle Dolomiti e lì, per esempio, quando moriva una mucca, che allora era considerata un capitale, veniva macellata e tutte le altre famiglie acquistavano una quota della carne per permettere a quella famiglia di ricomprare una nuova mucca e di potere così sostentarsi. C’era un forte senso di solidarietà, anche sul piano politico, “la gente si metteva insieme e bruciava il castello”! Ecco, questo al Sud manca ed è sempre mancato: io lo chiamo individualismo storico. Don Milani diceva che “uscire dai problemi da soli è avarizia, farlo insieme è politica”: qui ci sono stati nel tempo regimi oppressivi e la gente ha cercato di liberarsene scappando altrove. Con l’avvento del consumismo, l’individualismo storico è cresciuto ed è diventato individualismo consumistico: ognuno per sé. Per cui è difficilissimo mettere la gente insieme. Non ha idea di quanto abbiamo lavorato per far scendere il rione in strada per salvare l’ospedale S. Gennaro dalla chiusura: nulla da fare. Ci siamo ritrovati in un centinaio di persone, se lo avessero fatto in 50mila, l’ospedale sarebbe ancora aperto. C’è una cultura omertosa che blocca tutto, nulla si muove. E in questa situazione la Chiesa ha una colpa enorme, perché la Chiesa a Napoli fa culto ma non ha mai legato il culto alla realtà, mi riferisco in particolare ai parroci, il Seminario, la teologia non li ha formati a questo obiettivo.

Qual è il rapporto con le istituzioni civili?

A piazza Vanvitelli al Vomero trovo di tutto, dalla polizia Municipale ai Carabinieri, a vegliare sulla sicurezza della gente, vengo qui e in piazza Sanità e non c’è nulla! Sono anni che chiediamo due vigili urbani, non per dare multe ma per educare (Ndr. In un’intervista Zanotelli racconta che a questa richiesta il comandante della polizia Municipale di Napoli ha risposto “Metto i miei vigili se ci sono anche due Carabinieri che ne tutelino l’incolumità”). Non è possibile avere due città così diverse! Certo, ringrazio il sindaco De Magistris perché almeno non si respira il razzismo che c’è altrove, e ci ha dato l’acqua per cui si è tanto lottato.

Ivo Poggiani, presidente della Municipalità, il braccio del Sindaco in questo quartiere è efficace nella sua azione?

Certamente rispetto agli altri che ho visto prima di lui ha lavorato meglio, dimostrando maggiore sensibilità. Tuttavia… qui abbiamo 4 campi di calcio, tutti e quattro chiusi!

A Capodimonte un campo di calcio è stato riaperto grazie all’attività di don Antonio Loffredo…

Sì, ma lì le squadre per giocare devono pagare. Ci hanno promesso che si può prevedere che possano giocare anche i nostri ragazzini gratuitamente, ma devo ancora vederlo se accade davvero. C’è un altro campo qui alla Sanità per il quale Poggiani ha promesso di rendere libera la fruizione ma ancora non è accaduto nulla. I piccoli hanno diritto di giocare, i campi sono quattro, nessuno è davvero disponibile. E’ assurdo! E ancora, il parco pubblico S. Gennaro è chiuso, stiamo trattando a non finire per cercare di riaprirlo; fra l’altro il Comune ha stanziato 800mila euro per sistemarlo, essendo stato totalmente vandalizzato. Ripeto, non avete idea di cosa avviene qui la notte. Questa è la realtà in cui ci muoviamo…

Non pensa che si potrebbe cercare di ricorrere anche a fondi privati?

Le scuole sono una responsabilità dello Stato, il diritto all’istruzione, alla formazione è nella Costituzione. Se non ci battiamo per questo, per cosa lo facciamo?! Torniamo alla richiesta dell’asilo nido, devono realizzarlo le istituzioni pubbliche, su questo siamo molto duri perché è un diritto dei cittadini e devono darcelo.

Chi fa parte della Rete per la Sanità che lei ha fondato?

Aderiscono alla Rete per la Sanità i rappresentanti di varie realtà, per esempio, la ludoteca, il centro Alfredo Adler, la parrocchia. Un gruppo di persone che si è formato qui alla Sanità per comunicare le realtà del quartiere, anche quelle belle naturalmente. La verità è che qui c’è gente che sa pensare. Qualche sera fa un gruppetto di signori mi ha fermato per strada e mi ha detto “Ah! Abbiamo visto che ti sei scontrato con Salvini e la Meloni”. Era sulla questione dei martiri di Nassirya, io avevo osato dire finiamola di definirli “martiri”, erano lì per difendere l’ENI e il petrolio italiano e hanno pagato lo scotto di qualsiasi guerra. Apriti cielo, naturalmente! E loro hanno aggiunto “Hai scoperto i nervi del Governo, per cui hanno subito reagito”. Con queste parole quei cittadini della Sanità hanno dimostrato di aver capito tutto. C’è una saggezza popolare che è promettente, ma dovrebbe essere aiutata a diventare massa politica per reagire insieme.

Mi spieghi in cosa consiste il suo essere missionario alla Sanità.

Per me è essenziale l’esperienza della testimonianza, vivere in modo semplice, in uno spazio piccolissimo, siamo in due e poi c’è Felicetta Parisi, che è pediatra. E camminiamo dando una mano, abbiamo delle piccole comunità che seguiamo perché è fondamentale avere un annuncio evangelico serio. La Chiesa deve iniziare a capire che se vuole davvero continuare ad esistere, deve lavorare partendo dalle scelte del Gesù storico che lo hanno portato ad essere fatto fuori, crocefisso dal più grande impero dei suoi tempi. Questo è il cammino che ci si deve abituare a compiere, aiutando tutti a mettersi insieme per reclamare i propri diritti, quelli fondamentali. Questa è la sostanza della nostra azione missionaria e che mi aspetto dalle Chiese, dai religiosi, non dai Governi.

Diciamo che la sua è una testimonianza di indirizzo, quindi delega ad altri la costruzione, la realizzazione di progetti destinati a migliorare la vita degli abitanti del quartiere?

Certamente, come rete incoraggiamo gli altri a fare, ma non è il mio compito muovermi per intercettare finanziamenti.

La Sanità che orientamento politico ha?

Hanno sempre votato PCI.

Un tempo… E adesso?

Votano a destra, soprattutto Berlusconi. La gente qui aveva i valori tipici del sottoproletariato napoletano, il senso della famiglia, delle relazioni… Gli ultimi 30 anni di televisione berlusconiana hanno distrutto tutto e chi ci nasce oggi non sa neanche per che cosa vivere.

Lei ha 81 anni e mi sembra una persona che si mette spesso in discussione, faccio questa premessa per chiederle se non le capita mai di pensare di non essere adeguato ai cambiamenti del tempo in cui vive, per cui, magari, non riesce a comprendere certi fenomeni.

Sono un appassionato di Gesù di Nazareth e tutto verte intorno a questo: stiamo andando verso una umanizzazione o piuttosto verso la disumanizzazione? Ebbene, sono convinto che la risposta giusta sia la seconda. Invece a me interessa umanizzare, poter avere relazioni con le persone che è ciò che sta scomparendo. Dico ai ragazzi: “la mia generazione sarà una delle più maledette della storia, nessuna come questa ha violentato il pianeta, vi consegniamo un mondo malato. Voi non siete il futuro, come tanti dicono, siete l’unico presente che abbiamo, toccherà a voi decidere vita o morte del pianeta. E avete uno strumento come il web che può consentire in tempi brevi – e il tempo è poco – di ripensare tutto radicalmente”.

Sono convinto che sia il web a usare i ragazzi e non viceversa…

Certo, ha ragione perché è diventato capitalismo digitale, ma come strumento in sé ha un enorme potenziale positivo.

Lei è stato il primo religioso autorevole a fare una levata di scudi contro le aperture del cardinal Ruini a Salvini. Queste uscite di Ruini appaiono tanto sgambetti a papa Francesco, ai suoi tentativi di rendere più aperte le posizioni della Chiesa, quando la parte più reazionaria si rifiuta assolutamente. Questo Papa è una figura carismatica, ma soprattutto una persona che ha una visione precisa del mondo, ma è sempre più isolato, contestato, si intuisce che ci sono forti insofferenze rispetto alla sua azione.

Papa Francesco, in particolare con l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, ha spaccato la Conferenza Episcopale americana, i vescovi si sono chiesti se stesse parlando di questo sistema capitalistico o delle sue cattive conseguenze. E’ un sistema che uccide 23 milioni di persone all’anno, stiamo distruggendo il pianeta e Francesco ha voluto ricordarci che Dio è Dio della vita, ci ha impiegato non sette giorni, ma 4 miliardi e 600 milioni di anni per regalarci questo capolavoro, un giardino, che stiamo distruggendo. E abbiamo delle grandi responsabilità perché la Terra è sacra: S. Agostino dice che la prima vita che Dio ci ha dato non è la nostra ma il Creato. Ebbene, questi concetti non sono entrati ancora nelle menti di vescovi e sacerdoti, insisto nel dire che abbiamo ridotto l’esperienza religiosa al culto: se poi la tua esistenza la conduci in maniera opposta ai dettami cristiani, non importa, ciò che conta è che vivi il culto! Invece non deve essere così, per Gesù l’importante è ciò che concretamente fai nella vita, le scelte, le azioni. E questo passaggio della relazione stretta fra fede e vita reale è una delle cose su cui papa Francesco insiste. E non si tratta solo di una spaccatura dentro la Chiesa, è una spaccatura mondiale. Dietro questa lotta contro il Papa c’è l’alleanza fra la destra cattolica interna alla Chiesa ed al Vaticano e la destra mondiale. Che è piena di soldi e usa il web con grande efficacia per raggiungere i propri obiettivi. E’ vero che Ruini non condivide molto di questo papato e, al di là dello sgambetto fatto al Papa, mi preoccupa che un uomo che è stato la guida della Chiesa italiana per quasi 20 anni venga a dirmi che si può iniziare a dialogare con Salvini, la stessa persona che quando era al Governo ha fatto i decreti sicurezza, una legge per cui è reato salvare gente in mare. Dire che il male è bene è una suprema idiozia. Ho paura che noi italiani non ci rendiamo conto che viviamo in una bolla coloniale, facciamo parte della tribù bianca che per 500 anni ha dominato il mondo, a partire dal presupposto che eravamo possessori della Civiltà. Adesso cominciamo ad assistere alla nostra discesa, non facciamo più figli, altre tribù stanno crescendo, abbiamo paura e scatta quel meccanismo di superiorità e di difesa.

Interview_ Riccardo Sepe Visconti Photo_  Riccardo Sepe Visconti, web

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