Thursday, April 25, 2024

n.10/2006

Photo: Riccardo Sepe Visconti
Text: Riccardo Sepe Visconti

 

R: Ti senti più un comico o un attore?
A: Né l’uno né l’altro. Mi sento me stesso, superando le due cose, nei miei spettacoli ciò che funziona di più è l’improvvisazione, anzi capita che scrivo delle battute che poi non uso, perché su tutto c’è la mia personalità.
Ma comunque col tempo assumi un ruolo e il pubblico si aspetta delle cose da te… Quando ho girato il film ero tranquillo, rilassato; invece quando mi trovo di fronte a tanta gente scorre l’adrenalina e mi viene naturale esibirmi.

R: Dicono che fare battute mascheri la timidezza…
A: Ritengo che la comicità sia un modo per dire qualcosa, un buon veicolo per esprimere ciò che realmente pensi. Se ad un matrimonio davanti a una signora vestita male dici: “Signo’ che vi siete mess’ a ‘ncuollo?!”, scherzi ma sdrammatizzando hai detto la verità.

R: Sei d’accordo che per sedurre una donna bisogna farla mangiare e ridere?
A: Far ridere aiuta non solo con le donne, ma credo che la seduzione sia qualcosa di innato. Certo che se si hanno le due doti insieme…

R: Grandi comici del passato come Alighiero Noschese e Walter Chiari erano persone in realtà molto travagliate dentro di sé eppure sul palcoscenico indossavano la maschera del riso.
A: E’ vero che si dice spesso questo dei comici, ma io non mi ritrovo più di tanto in quest’immagine, e al di là delle ansie comuni a tanti ho una mia serenità. Anzi se non fossi una persona intimamente felice non riuscirei ad andare in scena.

R: Scherzare sulla vita è fortemente connesso al modo di essere e di vedere la vita dei napoletani. In questo ti senti napoletano?
A: Sì, mi sento napoletano in tutto, ma tengo a dare una buona immagine della mia città, anzi preferisco la Napoli da ’cartolina’ che quella della criminalità.

R: Cosa pensi dei tuoi concittadini? Io dico che sono il popolo migliore della Terra: sei d’accordo?
A: Credo che siamo i primi razzisti di noi stessi. Spesso ho assistito a conversazioni del genere “Guagliu’, andiamo in vacanza in Spagna” e la replica: “No, ci stanno troppi napulitani”. Poi quando vai fuori capisci quanto sia importante difendere la tua città. Non credo comunque che esista un ‘popolo migliore della Terra’, ma dei singoli che sono persone perbene e altri che si comportano male anche per come sono vissuti. Anche atteggiamenti che io ritengo innati nel popolo napoletano come l’ospitalità, vengono frenati e messi da parte e sostituiti dallo schema “A chist’ me l’aggià fa, tanto poi chi ‘o vir cchiù” spesso dovuto a gravi problemi economici per cui ‘farsi’ due o tre turisti significa mettere insieme la giornata ma al tempo stesso è un grande errore.

R: Che tipo di comici va di moda in televisione in questo momento?
A: Un po’ di tutto, perché i programmi di comici sono molti e richiesti, quindi è necessario avere ampia scelta di artisti.

R: E tu quali preferisci?
A: Oggi ho il privilegio di scegliere le trasmissioni a cui andare, come anche con i film e il teatro. La cosa che mi piace di più in questo momento è il cinema: ho fatto il film di Natale con Christian De Sica “Natale a New York”. Quest’anno è un po’ diverso dal solito: manca Boldi e ci sono invece Ghini, Bisio, Fabio De Luigi, i ragazzi di MTV; dopo girerò con Ettore Scola e appena avrò due mesi liberi ho dei progetti per la televisione.

R: Come è andato il tuo primo film “Ti lascio perchè ti amo troppo”?
A: In Campania ha incassato 1 milione di euro, poi è andato nelle sale di Roma e Milano, per poi uscire nel circuito delle pay TV e farmi conoscere a livello nazionale in vista del prossimo film. Sono soddisfatto, ha vinto il premio del migliore attore al festival del Cinema di Giffoni ed ha avuto un riconoscimento anche all’Ischia Global Film Fest. Lo hanno visto Monicelli e Scola, ha avuto una buona recensione da un critico ‘duro’ come Valerio Caprara.

R: Chi sono stati i tuoi punti di riferimento artistici?
A: Tot&og=rave;, Eduardo, Berlusconi e Troisi.

R: Come ci si rende conto che si è diventati famosi, che si è una persona amata dalla gente?
A: In genere i miei colleghi hanno raggiunto il successo più tardi, mentre io ho solo 31 anni e in realtà sono rimasto un po’ spiazzato. L’unico motivo per cui faccio questo lavoro è di dare vita ad una certa immagine della mia città.

R: Sapresti fare altro?
A: Quando si dedica una vita intera a qualcosa, non ti poni proprio questa domanda; tra l’altro sono stato come catturato da questo mestiere, che è anche un talento, anzi quello dell’essere portati è un fattore fondamentale, perché se manca non si riesce a sfondare sul serio. Il meccanismo che si è ripetuto per me è questo: mi sono trovato con altre 20 persone che facevano anche loro il comico, ma il migliore ero io, poi è accaduto ancora e ancora, e sei trasportato da questo congegno.

R: Qual è il rapporto che hai con i fans?
A: Il ragazzo di 20 anni mi vede come il fratello, una signora anziana come il nipote, una donna come il figlio: sono negli stati di famiglia di tutta Napoli! Mi piace l’idea di stare nel cuore delle persone. L’ultima volta, proprio qui a Ischia, ci ho messo un’ora e 20 per andare dal bar Vittoria all’Extasy, locali che stanno a 200 metri di distanza.

R: Ogni buon napoletano viene a Ischia, e tu come la vivi?
A: Ischia la sento un po’ come il polmone di Napoli, ci viene e respiri, mentre a Napoli non sempre è possibile. Ci sono strutture ottime, come Poseidon, Negombo,mi è piaciuto anche ‘O Vagnitiello. Vorrei che gli isolani non perdessero la loro genuinità.