Friday, April 19, 2024

n.13/2007

Photo: Riccardo Sepe Visconti
Text: Rossella Pero

 

Manuela Arcuri è una tra le donne più belle d’Italia: mora, occhi verdi, un corpo talmente statuario che Porto Cesareo cinque anni fa decise di erigere una statua in suo onore a grandezza naturale (1 metro e 76!) con tanto di dedica “il mare di Porto Cesareo a Manuela Arcuri, simbolo di bellezza e prosperità”. Singolare ma unico. Una bella Capricorno che a gennaio ha festeggiato tre decenni di vita di cui sedici di carriera, in continua ascesa; già a 14 anni sfilava per Enrico Coveri a Parigi, per poi innamorarsi della recitazione e debuttare solo tre anni più tardi con “I buchi neri”; “il primo ciak è un’emozione fortissima” racconta con un sorriso, semplice e cordiale, seduta tra i divanetti del Regina Isabella, splendida come sempre. “Ho lavorato poi per il cinema con grandi personaggi come Pieraccioni, Verdone, Panariello e Salemme, per poi approdare al piccolo schermo come conduttrice di “Mai dire Goal” e “Sanremo 2002″. Dopo, tante fiction e teatro”. Chi di noi non la ricorda, infatti, come la ‘carabinierina’ più affascinante che si sia mai vista? Una vita impegnata, in cui ci racconta però di sapersi destreggiare, riuscendo sempre a mantenere una vita privata ricca di passioni, prime tra tutte il disegno e l’amore per lo studio, sarà tra poco una brillante sociologa, perché lo studio ti apre le porte ad una conoscenza più profonda del mondo e di chi si sta intorno. Ama le lasagne di sua mamma e la Roma, da buona ciociara. Questa ragazza brillante e di successo, bellissima e con molto sale in zucca, sogno proibito di tutti gli italiani, ci ha raccontato un pezzetto della sua vita e dell’amore che nutre per Ischia, che definisce “un piccolo gioiello”, al quale lei regala un tocco di luce in più.
Esiste un peso e un prezzo della bellezza?
Sì, esiste, specialmente nel mio lavoro nel quale, in passato come adesso, ha inciso almeno per il 60%. Specialmente quando sei emergente, sia per il pubblico sia per i registi, il viso e il corpo sono il biglietto da visita, il metro con cui si è valutati. In un secondo momento, tuttavia, può diventare un problema, devi dimostrare anche quello che vali, che oltre ad essere bella sei anche brava e intelligente. Una volta, durante la lavorazione di uno dei miei primissimi film, il regista mi disse “Però, sei anche brava!”.
C’è stato un momento della sua carriera in cui ha sentito di essere accettata di meno?
Forse all’inizio, le prime volte con le ‘porte in faccia’ ai provini; da quando poi ho fatto i miei primi film, mi sono resa conto che l’attenzione nei miei confronti gradualmente cresceva e le cose sono andate benissimo.
Cosa fa per migliorarsi e crescere?
Nel mondo televisivo, la pratica è sicuramente la scuola migliore, perché puoi ‘rubare’ ai grandi attori tanti piccoli segreti, osservandoli mentre lavorano; anche il teatro è una grande scuola che trasmette e fa crescere moltissimo; una base però è fondamentale, io ho studiato all’Accademia dove ho imparato a vincere la timidezza e a mostrarmi alla gente nel modo giusto.
Cosa le ha regalato in più il teatro rispetto alla televisione?
Teatro e televisione non hanno niente in comune. In un set televisivo si lavora per scene, mentre in teatro l’emozione si triplica, dato che non si possono commettere errori, non si può rifare un ciak.
Si racconta una storia dall’inizio alla fine e si sente il pubblico reagire ad ogni scena, ti accorgi se ride, se apprezza o no ciò che fai; è un dare – avere continuo.
Ha dei miti cinematografici?
Mi ha sempre affascinata Marilyn Monroe, la grande attrice del passato con quell’aura di mistero che ancora oggi fa parlare di sé, e poi sicuramente Sofia Loren, che ha segnato la storia del cinema italiano e internazionale con il suo carattere e la sua forza: mi è sempre piaciuta per questo.
Che cos’è la noia nel suo lavoro?
Tutto il tempo che trascorro nella mia roulotte tra un ciak e l’altro. Anche se molti lo ignorano, è veramente pesante, anche perché non puoi fare una passeggiata o altro, per non perdere la concentrazione, finisce così che questi tempi di attesa diventano davvero snervanti.
Quando i giovani attori mi chiedono qualche consiglio, la mia risposta è sempre di armarsi di una pazienza enorme, perché passa parecchio tempo prima di potercisi abituare.
Ma la notorietà, il non poter mai staccare la spina, non diventa motivo di noia, ad un certo punto?
Sicuramente il problema più grande dell’avere successo è che la vita privata si trasforma in vita pubblica e bisogna prendere consapevolezza che nel momento in cui esci dalle mura di casa non sei Manuela ma la Arcuri. Al ristorante, per esempio, c’è sempre il ragazzo che chiede l’autografo o il bambino che vuole scattare una foto e bisogna anche rendersi disponibili con il proprio pubblico.
E lei riesce ad accettarlo fino in fondo?
Fondamentalmente sono una che non sa dire di no, firmo sempre gli autografi a chi me li chiede anche perché mi rendo conto che la gente mi ama e che fa parte del mio lavoro e che, anche volendo, non potrei tornare indietro e cancellare la mia notorietà. Se proprio non ho voglia di vedere gente, scelgo di restare a casa con i miei amici intimi, con cui posso essere semplicemente Manuela.
Di che cosa o di chi è innamorata in questo momento?
Adesso sono single, quindi sicuramente degli obiettivi che voglio raggiungere e del mio lavoro.
È possibile che chi ama così tanto il proprio lavoro non abbia spazio per amare nessun altro?
Sì, è possibile, ma non è il mio caso, perché riesco molto bene a distinguere il lavoro dalla vita privata e ritagliarmi i miei spazi; anzi le dirò che quando mi sento appagata e ho il motore dell’amore che mi dà più forza e voglia di fare, lavoro ancora meglio.
In occasione di un servizio dedicato al circo, i circensi mi hanno raccontato che potevano sposarsi solo tra di loro, data la vita senza radici che conducono: anche il suo mondo è così?
Certamente no. In tre mesi di tournee, però, ho vissuto il mondo del teatro che è un po’ simile al circo e capisco perfettamente che chi fa una vita da nomade non riesce a costruirsi una famiglia che sia stabilmente legata a un luogo, quindi è normale che sia più facile unirsi a chi fa la medesima scelta di vita.
Oltre al fatto di scegliere il Regina Isabella per i soggiorni a Ischia, cos’è che la lega a quest’isola?
Sicuramente il mare, mi piace, mi distende e mi rilassa. Sento che è un qualcosa che fa parte di me forse perché anche la mia città è sul mare: amo i suoi colori, i suoi profumi e i suoi rumori. Ho scelto Ischia perché è proprio bella.
Va spesso in giro, quando viene qua?
Purtroppo no, perché a causa della notorietà non potrei godermela e mi manca molto non poter girare per Ischia come vorrei. In ogni modo, nelle poche passeggiate che ho fatto mi ha colpito il fatto che Ischia abbia molto verde e che si crei questo contrasto molto forte tra la roccia, il verde e il mare trasparente che ti riempie guardandolo.
L’ultima domanda è dedicata ai suoi occhi che brillano come quelli di una bimba e, quindi, mi chiedo qual è il sogno della bambina Manuela?
Sicuramente il principe azzurro, perché nonostante tutto, io ci credo ancora.