Saturday, April 20, 2024

18/2007

Photo: Redazione Ischiacity
Text: Emma Santo

 

Ogni anno la Fondazione “La Colombaia” organizza il Premio Internazionale intitolato al Maestro Luchino Visconti. Quest’anno il “Gattopardo d’oro” è stato attribuito ad un altro colosso del cinema di casa nostra, uno dei più grandi rappresentanti della “commedia all’italiana”, Dino Risi.
Intervistare uno dei mostri sacri del grande schermo mi terrorizzava, letteralmente. Ma è bastato sedermi di fronte a lui e ‘il mostro’ non faceva più paura…

L’anno scorso ha dato l’addio al cinema, dichiarando che oggi è molto difficile fare un film. Colpa di troppa televisione?
Di sicuro occupa uno spazio enorme, però io credo che cinema e televisione siano parenti stretti. Oggi le fiction italiane vincono su quelle americane e ciò vuol dire che le possibilità per gli attori di venir fuori e di lavorare sono maggiori rispetto al passato ed è un buon segno anche per la vita del cinema, che accoglie tutte le forme di spettacolo, incluso questa. In realtà ho smesso con questo lavoro perché è ora che mi faccia da parte, che dia spazio anche agli altri. Ho due figli che hanno intrapreso questa strada, Marco ad esempio ha girato dei bellissimi film… (ndr. tra i tanti citiamo “Mery per sempre”, “Il muro di gomma” sulla strage di Ustica e il recentissimo film biografico “Maradona, la mano de Dios”).
Quali sono le differenze tecniche tra il piccolo ed il grande schermo?
Non ho mai fatto differenze. Quando giravo mi bastava dire “azione” e poi tutto andava come doveva andare.
Con “Poveri ma belli” ha trasformato il neorealismo in “commedia all’italiana”, un genere di film divertenti che al tempo stesso rispecchiavano il mondo in cui si viveva. Secondo lei la commedia italiana di oggi riesce ancora a trasmettere “il famoso messaggio”, a riflettere il momento per nulla facile che stiamo vivendo?
Credo che noi puntassimo di più lo sguardo sulla realtà, sulla società italiana, mentre oggi i cineasti sono più interessati ai loro casi privati, raccontano storie piccole, minimali… ma va bene, purché siano pellicole ben riuscite.
Si può fare del buon cinema con pochi soldi?
Si può più di un tempo, soprattutto grazie alla tecnologia che riduce i costi. A volte capita che i film realizzati con piccoli budget riescano a battere un kolossal. “Poveri ma belli” era stato fatto con quattro soldi ed ha guadagnato miliardi, spianandomi la strada del successo. Alla fine è una questione di idee, più che di denaro. Noi ce le avevamo come le hanno gli autori di oggi e in più avevamo la fortuna di avere quattro o cinque grandi attori che sono stati le colonne di quella che chiamate “commedia all’italiana”, che per noi è semplicemente la commedia.
Se ricominciasse a dirigere, con quali attori le piacerebbe lavorare?
Ce ne sono tanti e non sono bravo a ricordare i nomi. Mi piacciono molto Kim Rossi Stuart, Michele Placido e Toni Servillo (ndr. il Titta De Girolamo de “Le conseguenze dell’amore”) molto amato dal regista Paolo Sorrentino.
I registi della nuova generazione che apprezza di più?
A parte il già citato Sorrentino e a parte quelli di mezza età come Avati e Virzì, penso che ce ne siano parecchi di bravi registi. Muccino ad esempio è molto in gamba, ha avuto il coraggio di attraversare l’oceano come Cristoforo Colombo ed è riuscito ad avere successo anche in America. Ai miei tempi, tranne pochi attori che erano riusciti a farsi un nome, come la grande Alida Valli, non era così facile andare ad Hollywood…
Negli anni ’60 vari critici l’hanno accostata a Billy Wilder. Cosa pensa di questo paragone?
Billy Wilder è stato un grande maestro, quando ho cominciato pensavo di essere come lui.
Di sicuro saprà che nel ’72 girò ad Ischia il film “Che cosa è successo tra mio padre e tua madre?” con Jack Lemmon…
Sì, un film molto brutto di cui si è vergognato anche lui. Però era pur sempre l’America che veniva in Italia, perciò ha avuto i suoi lati positivi.
Citando Mario Soldati, un grande scrittore e regista italiano con il quale ha cominciato la sua carriera cinematografica, ha suddiviso i film in quattro categorie: “belli e divertenti; brutti e divertenti; belli e noiosi; brutti e noiosi”. Escludendo le prime due categorie, come definirebbe i film del grande Luchino Visconti?
Visconti è stato un artista completo, un uomo di spettacolo che ha trattato tutti i generi. Era forse più bravo come regista di opere liriche che come regista cinematografico. Però tre o quattro film bellissimi li ha fatti e ha fatto molto teatro eccellente. Resta sempre uno dei monumenti della cultura italiana.
Da 30 anni ha scelto di vivere in albergo. Posso domandarle come mai?
Un giorno ho detto a mia moglie: “penso che andrò a vivere da solo” e lei ha risposto “ti faccio la valigia”. Sono andato in un residence pensando di restarci una settimana ed invece sono lì da 30 anni.
Suppongo che sia una bella spesa…
Sì, è costoso ma il cinema mi ha fatto guadagnare abbastanza.
Com’era il suo rapporto con le donne?
Quando avevo vent’anni avevo molta difficoltà con le ragazze, mi trattavano malissimo, poi ho cominciato a fare il regista e loro hanno cominciato a dirmi di sì. Prima di allora era un problema anche invitarle al cinema, poi sono state loro ad invitare me.
Cos’è per lei il cinema?
Il cinema rappresenta la nostra vita, è la più completa delle arti, c’è dentro tutto: pittura, musica, letteratura… Io ho fatto quasi 50 film, 10 o 12 di cui posso anche vergognarmi e 7 o 8 di cui vado molto fiero e in mezzo ci sono i film “alimentari” come diceva il grande Castellari, quelli fatti per divertimento, per conoscere delle persone, per fare amicizia con le belle ragazze… E’ un mestiere molto divertente ma faticosissimo ed ha i suoi costi. Tra i vari lavori è sicuramente uno dei più piacevoli.
Cosa le interessa oggi?
M’interessano molte cose di cui non posso più occuparmi, anche perché l’età c’è.
Nel suo libro “I miei mostri” il suo sarcasmo non risparmia nessuno… amici, colleghi, critici. C’è qualche nuovo mostro che le piacerebbe “buttare nella mischia”?
L’Italia è piena di mostri e la televisione ne fabbrica tanti, perché mette gli occhi sugli aspetti della società che noi abbiamo raccontato sul grande schermo. Un bel film su personaggi come Berlusconi o Bossi, ad esempio, gli americani l’avrebbero già fatto… Oggi c’è l’imbarazzo della scelta. Ci sono anche i mostri veri, quelli davvero cattivi… Tantissimo materiale per delle pellicole che, se fossimo in America, già sarebbero state girate.
Era mai stato ad Ischia prima d’ora?
Sono passato due volte con la barca di Angelo Rizzoli ma non vi ero mai sceso… Da quello che ho visto ci sono troppe automobili che le fanno perdere la dimensione di “isola”.
Festeggerà qui i suoi 91 anni (ndr. li compirà il 23 dicembre) ?
No, riparto domani. Poi odio i compleanni, le feste, le interviste… perciò la ringrazio e scappo volentieri.