Friday, March 29, 2024

DIFENDO IL MARE, RISPETTO LE SUE LEGGI

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Abbiamo aperto con la sua immagine il focus dedicato alla pesca artigianale nell’isola d’Ischia, perché la storia di Massimo Bilardi, poco più che trentenne, professionista della piccola pesca, è emblematica, sia per ciò che ci ha raccontato, sia per la sua scelta di vita. E’ il primo nella sua famiglia a fare il mestiere del pescatore, per amore del mare ma anche perché lo considera un lavoro che possa consentirgli di guadagnare a sufficienza restando nel suo paese. Se ci si comporta seguendo le regole. Cosa che non è. Accade, infatti, che le notti al freddo, gli imprevisti anche gravi che sono sempre in agguato in un’attività che non è esattamente sedentaria, vengano vanificati perché quelle regole sono disattese, o comunque ci si muove con un atteggiamento predatorio che, alla fine, danneggia tutti – ma in primo luogo naturalmente i piccoli, come Bilardi. Sono circa 80 nell’isola le barche dedite a questo tipo di pesca, di solito con una, due persone a bordo (com’è il caso di Massimo): “Adopero strumenti selettivi come il tramaglio che è una rete da posta e il palangaro o coffa, una serie di ami appesi ad un cavo, con i quali non facciamo una pesca indiscriminata, catturando animali troppo giovani: il problema è che una cianciola (Ndr. La barca è dotata di una vasta rete a circuizione che viene trascinata sul fondo, intercettando pesci di ogni dimensione, anche molto piccoli) con una sola calata raccoglie quanto io pesco in diversi mesi. Prede come orate, spigole, ricciole sono tipiche di questo mare e ci fanno guadagnare bene: quando ho iniziato, sei anni fa, si riproducevano sotto il Castello Aragonese, adesso che sono oggetto di saccheggio sistematico di notte, quando non ci sono controlli, sono sparite. Dolenti note la competizione impari con i pescherecci procidani, le cianciole appunto, alcune dotate di sonar orizzontale che consente di individuare con grande precisione posizione ed entità del branco, e di catturarlo tutto: “Noi della piccola pesca più di 4 esemplari al giorno non riusciamo a prenderne e non sono neppure i più grandi, importanti per portare avanti la riproduzione, mentre loro ne fanno strage”. Inoltre, spesso ci rimettono le reti (che costituiscono un investimento annuo di 3-4mila euro, oltre al tempo dedicato a cucirle), le catene della cianciola le distruggono nonostante siano segnalate: “Quando le perdo non me le risarcisce nessuno e si coprono parecchio a vicenda, quindi non si individuano mai i responsabili. E’ la mia forza contro la loro, e prevalgono loro. Stesso discorso per le paranze, che praticano pesca a strascico, che dovrebbero passare oltre le tre miglia da terra, ma non sempre lo fanno”. Insomma, il mare di Ischia è terra di nessuno, nonostante l’Area Marina Protetta e le leggi promulgate dall’UE per regolamentare la pesca. Ma le cianciole non rispettano le delimitazioni, anche quelle della zona A, di protezione integrale e vengono spesso sul banco di Ischia, una secca, area anch’essa tutelata: siamo al paradosso che le boe gialle che dovrebbero servire a segnalarle fanno bella mostra di sé, ancorate proprio davanti a Ischia Ponte. Radunate dopo che le tempeste le avevano divelte, non sono più state riposizionate! “Tuttavia, considero il Regno di Nettuno una grande risorsa precisa Bilardi Le limitazioni? Sono indispensabili, perché oltre al problema delle cianciole, il dilettantismo ci sta divorando. La pesca sportiva è disciplinata
con rigore, ma le violazioni sono sistematiche da parte di tanti che con una piccola imbarcazione, senza licenza, portano a casa un secondo stipendio, al nero”. E all’obiezione di tanti, che il Regno di Nettuno non è mai stato del tutto attivato, Massimo risponde che nel primo periodo della sua esistenza c’era un’attività che incuteva timore, il solo fatto che ci fossero le boe costituiva un deterrente valido. A conferma che le regole in mare sono quanto mai utili, dopo gli obbligatori periodi di fermo biologico, i fondali si rigenerano in fretta, diventando subito più pescosi: “Potrebbe essere interessante, per esempio, ridurre il tempo concesso in mare ai grandi pescherecci, visto che attualmente ci sono paranze dalla terraferma che stanno fuori l’intera settimana, scaricando e tornando subito a pescare”.
Ci è piaciuto molto questo giovane pescatore ischitano, serio, appassionato del suo lavoro, equilibrato nelle valutazioni: varrebbe davvero la pena di ascoltarle di più persone come lui, e dargli voce, per sperare di costruire un’isola migliore.