Thursday, April 25, 2024

n.03/2005

Photo: Archivio Ischiacity
Text: Dr. NAM

 

Il dottor Nam è uno pseudonimo dietro il quale si firma il nostro esperto di “Affari di Cuore”. Per scrivergli, inviare le tue domande, clicca nella sezione Contatti -> Dr. Nam oppure clicca qui.

Quando lei ama lei

Mary.sessantotto: Dottor NAM, potrà aiutarmi? Ho 36 anni, un figlio non più piccolo, credo mi si possa definire una buona (ottima?) mamma…Il padre è andato via da un paio d´anni: prima una cupa disperazione, la paura di non riuscire a provvedere alla nostra piccolissima famiglia, poi un lavoro, una sorella che ha deciso di aiutarmi e infine la passione! Forte, travolgente, dolcissima, proibita! È una donna!… molto più giovane di me! Abito in una frazione dell´isola dove tutti conoscono tutti, non voglio che mio figlio debba vergognarsi della madre, non ho il coraggio di dichiarare la mia scelta, credo di essere innamorata, ma ho paura! Anche la mia compagna è… così giovane (14 anni di differenza!). Ho paura di far male a tutti, di rovinare la mia famiglia, di rovinare la sua, di ferire mia madre. Ho perfino paura di essere giudicata. Esiste una via d´uscita?

Dottor Nam: Aiutare è una parola, grossa, impegnativa; così come farsi un´idea di una situazione che mi pare abbastanza complessa e delicata dalle poche informazioni che mi fornisce. Ci proverò, comunque. Penso che il primo punto che lei debba focalizzare attentamente e sul quale debba riflettere a fondo è quanto sia solido, profondo e promettente il sentimento che la lega alla sua compagna; credo che da questo dipenda alla fine l´esito della storia ed, in qualche modo, il suo futuro. È facile, infatti, soprattutto per chi come lei viene da dolorose esperienze negative, buttarsi a capofitto in una grande passione e farsene travolgere, ancor più se questa relazione permette in qualche modo di affrancarsi da un mondo maschile che l´ha tradita, abbandonata e delusa. Non so se questo sia il suo caso, ma ci rifletterei con grande serietà ed onestà. Non si dimentichi che all´inizio di una grande passione si vive, inevitabilmente in uno stato di esaltazione che tende a deformare la visione della realtà. Lei, peraltro, mi sembra una persona estremamente concreta, responsabile, forte e quindi paradossalmente, forse, ancor più “a rischio” sotto questo punto di vista, per necessità di controbilanciare il peso delle responsabilità che la vita le impone. Quanto al parere delle rispettive famiglie e della “gente”, ritengo che lei si debba sforzare di considerarli secondari: determinate scelte di vita che mettono in gioco la propria intima e profonda felicità non possono e non devono più di tanto tenere conto di queste conseguenze. Chi ha profondamente a cuore la sua felicità e vuole veramente il suo bene, prima o poi, finirà per accettare la sua decisione e mettersi al suo fianco. E mi pare che lei, in altre circostanze abbia già trovato in famiglia questo tipo di solidarietà, ci vorrà del tempo, forse, e non sarà un percorso in discesa, ma non sottovaluti l´affetto delle persone che la circondano. Non vorrei, però, che questi alibi nascondessero una sua incertezza rispetto alla profondità dell´amore che sta vivendo, cosa che, come ho detto prima, mi pare fondamentale. L´unica circostanza che deve invece valutare al pari, se non al di sopra, della sua personale felicità, è l´equilibrio di suo figlio, verso il quale ha dei doveri e degli obblighi, direi assoluti; ma su questo aspetto penso che nessuno possa consigliarla se non lei stessa. Suo figlio però non è piccolo e, data la vostra esperienza, penso che abbia capito e profondamente interiorizzato che lei è il suo saldo e fermo punto di riferimento, che non verrà mai a mancare, quali che siano le avventure o disavventure della vita. Starà a lei, laddove compirà delle scelte, saperne valutare l´impatto (senza trascurare le conseguenze che possono avere sul padre separato), sapergliele eventualmente far percepire e capire, dargli modo di metabolizzarle ed accettarle, rispettando anche i suoi tempi e continuando sempre a mantenere centrale il vostro rapporto affettivo. Come vede non ho speso una parola sul fatto che l´oggetto del suo amore sia una donna e di 14 anni più giovane di lei. Penso che sarebbe tutto più facile se incominciassimo a pensare che il mondo è popolato di persone, prima che di uomini e donne, o giovani e vecchi, o belli e brutti. Questi sono particolari che evidentemente taluni, per fortuna, considerano secondari. Lei è una di queste, tutto qui.

Paola 70: Brevemente la mia situazione: non siamo sposati, ma stiamo insieme da un bel pò. Da qualche tempo a questa parte, però, il sesso non è più quello di una volta. Lui lavora, la sera è stanco ed anche io non desidero più tanto l´intimità che avevamo un tempo. Eppure gli voglio bene e non desidero che la nostra storia finisca. Sono confusa: non posso dire che il nostro sia ancora amore, ma non è neppure solo amicizia. Allora mi chiedo: che cosa mi lega ancora a lui? Che cosa mi impedisce di lasciarlo, di cercare la felicità altrove… ammesso che esista?

Dottor Nam: Certo, a giudicare dalla breve descrizione che lei mi traccia, la profondità del vostro rapporto è tale da causare le … vertigini. Che cosa le impedisce di lasciarlo? Beh, se dessi spazio al cinismo, le direi assolutamente niente, se non forse il fatto che lei non si sia ancora imbattuta in qualcuno che l´abbia fatta “palpitare” di più del suo attuale e stanco (diciamo così) compagno. Credo che l´intimità sessuale possa anche conoscere degli alti e dei bassi, vuoi per cause esterne alla coppia (lavoro, stress, preoccupazioni), vuoi per un naturale logoramento del rapporto; ma tutto ciò non è però sempre sinonimo della fine (se così fosse sa quante coppie separate in più ci sarebbero a questo mondo?) né può essere usato come unico termine di valutazione per la bontà di una relazione. Ritengo invece che sia assolutamente irrinunciabile mantenere vivo almeno il colloquio ed il dialogo e soprattutto avere un progetto di vita comune, cioè una sorta di “da grandi, insieme, vogliamo diventare…”, altrimenti il legame si ridurrà a pura convivenza. E la convivenza di per sé non vuol dire assolutamente nulla: si può essere assoluti estranei e condividere lo stesso letto, anche se a quanto pare in perfetta castità o quasi. Senza i pochi presupposti che le ho detto credo che la felicità sia ben difficile da raggiungere, e anche con quelli, mi creda, non è uno scherzo! Dunque cerchi di comunicare, di parlare apertamente di questa stanchezza con il suo compagno ed interrogatevi sulle vostre difficoltà nel presente, ma anche sul vostro futuro e poi, se non funziona, le resta sempre il più tipico ed antico dei rimedi: una lunga e sana pausa di riflessione. Durante la quale potrebbe succederle di fare l´incontro che le chiarirà le idee. Auguri.

La Diva: Cerco un uomo che abbia la mente e la spiritualità di una donna, ma che esteriormente sia maschio. Mi chiedo: questa forma di “trans” è stata sperimentata o devo aspettare ancora?

Dottor Nam: Sinceramente non so se sia stato sperimentato o meno questo tipo di individuo cui lei aspira; però non è un pò restrittivo ridurre tutto a categorie e prototipi? E poi che cosa significa per lei una “mente e spiritualità di donna”? Voglio sperare che non si riferisca a stucchevoli svenevolezze di fine secolo o a sentimentalismi sdolcinati o ancora a tutta una casistica che mi fa orrore anche solo elencare, né tantomeno al luogo comune abbastanza dilagante che attribuisce la forza morale ed esistenziale alle donne, direi in esclusiva; cosa che mi ricorda certi stereotipi da femminismo “post litteram”. E perché vuole relegare la mascolinità a pura esteriorità fisica? È sicuro (o sicura, il suo pseudonimo mi impone incertezza) che non ci sia niente da salvare in quelle che vengono considerate peculiarità caratteriali dell´uomo-maschio? Non mi dica che gli uomini sono tutti superficiali, rudi, poco sensibili. Anche qui si sprecano i luoghi comuni. Avrà capito che non mi trova d´accordo questa suddivisione per categorie, anche se posso capire che sia molto rassicurante e riposante, soprattutto per le persone poco coraggiose ed un tantino superficiali. Infine ritengo estremamente rischioso farsi “l´identikit” del proprio partner ideale: si rischia di concentrarsi su obiettivi irraggiungibili e di perdere invece tante occasioni interessanti ed inaspettate di incontri e di scoperte che possono essere delle vere e proprie rivelazioni.