Saturday, April 20, 2024

17/2007

Photo: Marco Albanelli
Text: Redazione Ischiacity

 

E’ stata una delle novità dell’estate ischitana appena trascorsa, un modo nuovo per trascorrere il tempo libero, con la famiglia o gli amici, immersi nella natura, divertendosi con quello che è certamente un gioco ma che ha in sé molto di più. Lo hanno battezzato Indiana Park e, in effetti, stando in mezzo alle corde e ai ponti sospesi che lo compongono, non si può fare a meno di pensare alle imprese nelle foreste più intricate dell’intrepido archeologo Indiana Jones, ma tornano alla mente anche tutte le volte che, da piccoli, avremmo voluto emulare il volo di Tarzan, appeso alle liane della giungla: ebbene qui si può provare quell’ebbrezza. Indiana Park è, infatti, il primo parco avventura del Sud Italia ed è stato creato proprio a Ischia, in una delle sue pinete storiche, quella della collina di Fiaiano. A diversi metri dal suolo, fra i tronchi, sono stati installati 6 percorsi acrobatici ideati per bambini e per adulti: materiali compatibili con le piante che stanno intorno e comunque non inquinanti sono stati utilizzati con grande fantasia per costruire reti, sentieri e liane di corda, passerelle fatte con tronchetti di legno, che oscillano come i trapezi dei circhi, tagliati in forme diverse, per rendere la prova più divertente, sottili cavi d’acciaio, tunnel, sempre in legno, che si alternano a comporre i percorsi, in cui le difficoltà sono giustamente distribuite perché possano portarli a termine adulti e piccini, spiriti audaci ma anche temperamenti più prudenti.

Attrezzare con l’Indiana Park un settore della pineta è un’idea nata già diversi anni fa, ispirata all’esempio della Francia, dove da tempo nei boschi si organizzano con successo strutture analoghe. Il montaggio è stato affidato a professionisti del settore: sono infatti rocciatori e speleologi e l’azienda per la quale lavorano, oltre ad allestire i parchi avventura in altre regioni italiane, ad esempio nel parco nazionale della Maiella ed in Trentino Alto Adige, si occupa della messa in sicurezza di costoni pericolanti. Loro è anche la gestione, ma fra 7 anni l’intero parco passerà direttamente nelle mani del Comune, come ci ha spiegato l’assessore al turismo Michele Iacono (vedi intervista a lato). Costruendo il parco si è posta la massima attenzione perché gli alberi non venissero in alcun modo danneggiati: robuste strutture cuscinetto proteggono i tronchi nei punti in cui sono fissate le placche che reggono i cavi e i ponti, non si è fatto uso di chiodi e comunque durante l’inverno, quando il parco verrà chiuso, le viti saranno allentate, permettendo così la naturale espansione dei tronchi. E’ fondamentale nella filosofia dell’Indiana Park, infatti, il rispetto delle piante e del bosco in generale, che anzi proprio in quanto ospita questa struttura riceve una manutenzione e una cura maggiori.

Con l’aiuto dello staff, formato da giovani esperti ed estremamente disponibili, si sceglie il percorso più adatto per età, statura e agilità, si prende confidenza con moschettoni e imbracatura che garantiscono di potersi muovere a diversi metri da terra in tutta sicurezza, restando sempre collegati all’altezza della vita con 2 cavetti di ancoraggio, s’indossa il casco protettivo e ci si lancia in uno o più dei percorsi che si snodano fra i tronchi dei pini. Quattro sono per grandi (da 1,40 di statura, in ordine di difficoltà, verde, blu, viola e rosso) e 2 (giallo e azzurro) per i piccoli, in cui si affrontano, ovviamente opportunamente semplificati, tanto che si può cominciare fin dai 5 anni (altezza superiore a 1,10 cm), le medesime prove d’equilibrio degli adulti. Pur sapendo che l’attrezzatura che s’indossa mette al riparo da cadute ed incidenti, tuttavia una volta giunti sulla piattaforma di partenza si entra in un mondo nuovo: gli 11 ateliers (come si chiamano tecnicamente gli ‘ostacoli’ da superare), ad un’altezza massima di 3 metri e mezzo da terra, del percorso verde aiutano a vincere la paura del vuoto; in quello blu il ponte boscaiolo, fatto di corde che si muovono ad ogni passo, mette alla prova il senso dell’equilibrio; lanciarsi sulla tirolese del percorso viola (vale a dire un cavo di acciaio teso fra 2 alberi, lungo il quale si scorre con una carrucola), è una scarica di adrenalina; affrontare il percorso rosso, quello veramente difficile, significa che si devono superare in successione la teleferica sospesa fino a 12 metri, un lungo ponte tibetano, la rete di arrampicata che va attraversata stando aggrappati con mani e piedi come l’Uomo Ragno, svariati ponti di tronchi che si muovono non appena li si sfiora, per conquistare il diritto allo scivolo finale. E questa è una vera e propria sfida. Con se stessi, con i nostri timori, probabilmente più immaginari che reali, che svaniranno quando i passaggi più impegnativi saranno alle spalle e allora scatterà la molla del divertimento puro, della gara, magari fra amici o proprio con noi stessi, affrontando ogni volta il percorso un po’ più difficile, per scoprire che non siamo così fifoni e imbranati come credevamo, per assaggiare il senso di libertà che dà guardare il mondo dall’alto. E naturalmente lo stesso vale per i piccoli, nei quali questo gioco svilupperà l’agilità, li aiuterà a vincere piccole paure, ma darà loro anche il senso delle regole, con la certezza che innanzitutto si divertiranno, stando a diretto contatto con la pineta che non sarà solo un luogo in cui passeggiare ma anche il punto di partenza di un viaggio nella fantasia e alla scoperta delle loro capacità.
INTERVISTA A MICHELE IACONO ASSESSORE AL TURISMO DEL COMUNE DI BARANO

Che progetti avete per la pineta di Fiaiano?
Tutta l’area diventerà il Parco del cratere dell’Arso, con una serie di attrattive e l’Indiana Park è appunto una di queste. E’ un’iniziativa nuova, soprattutto per l’Italia meridionale, che nasce su un brevetto francese e che questo gruppo sta impiantando anche in altre località italiane. Ritengo che l’Indiana Park sia un piccolo tassello della differenziazione dell’offerta turistica che è uno degli obiettivi della nostra amministrazione.
Che tipo di rapporto avete con l’azienda che ha montato la struttura?
Abbiamo dato loro l’area in comodato d’uso e crescerà ogni anno, perché si aggiungeranno nuovi percorsi o saranno modificati quelli attuali: hanno un contratto di 7-8 anni, poi l’impianto passerà al Comune. Sono molto professionali, molto rigorosi, credo sia un bene che non ci sia gente del posto nel personale perché hanno un distacco maggiore.
Quali ostacoli burocratici avete dovuto superare?
Pochissimi perché la struttura non ha alcun impatto sulle piante; tra l’altro i bulloni che reggono le strutture non toccano direttamente i fusti e in inverno verranno allentati.
Cosa pensa di questa iniziativa?
Credo sia molto formativa per i piccoli e non solo: anche nei corsi per dirigenti di azienda si inseriscono questi percorsi acrobatici per aiutare a prendere fiducia in se stessi.
Quali problemi avete nel rendere fruibili le pinete e le aree verdi che nel comune di Barano sono numerose?
Sicuramente il vandalismo, ci hanno distrutto panchine, cartellonistica, e in verità è accaduto anche per il parco, mentre si lavorava per installarlo e appena è stato aperto. La mia convinzione è che non bisogna fermarsi, si deve insistere e alla fine i vandali tendono a rinunciare, perché più la gente fruisce di queste strutture e più sono tutelate.
Il territorio di Barano comprende aree a bosco, pineta e macchia di notevole estensione e valore: come le gestisce e le valorizza?
Negli ultimi anni è stato fatto molto: fondi europei ci hanno consentito di creare “i sentieri della lucertola”, una mia idea cui tengo molto. Si tratta di una rete di percorsi attrezzati con punti di sosta attraverso 4 zone di particolare rilevanza naturalistica, alla scoperta non solo della natura ma anche di artigianato e gastronomia tipici e, in particolare, di una delle peculiarità dell’isola, le sue cantine destinate alla produzione del vino. Attualmente sono percorsi limitati al nostro comune, il prossimo obiettivo è di renderli intercomunali, grazie ad un accordo con Casamicciola, Serrara Fontana e Ischia con cui confiniamo. Penso che in questo momento le maggiori attrazioni stiano all’interno dell’isola, la gente è portata, infatti, ad allontanarsi dalle coste più urbanizzate: la riprova è proprio il successo notevolissimo della nostra sentieristica.