Thursday, April 18, 2024

28/2010

Photo: Redazione Ischiacity
Text: Silvia Buchner

 

Un formidabile esercito di migliaia e migliaia di insetti alati, con eleganti strisce e macchie sul dorso hanno dato l’assalto all’isola. L’obiettivo è depositare le uova nelle piante più adatte a nutrire le loro larve fino a portarle all’età adulta, quando diverranno anch’esse coleotteri pronti a volare alla ricerca di nuove ‘nursery’, in un ciclo che quasi non conosce sosta. Le piante prescelte sono i più diffusi tipi di palme, su cui si addensa una minaccia davvero terribile, come le cavallette di biblica memoria, che lasciavano dietro di sé solo il deserto: infatti le larve del Rhynchophorus Ferrugineus, il punteruolo rosso, divorano voracemente il cuore di questi maestosi vegetali portandoli a morte certa. I contatti inevitabili e veloci del mondo globalizzato hanno fatto giungere da molto lontano – dalla Melanesya – le prime palme infestate da questi insetti e, con una serie di passaggi nel Mediterraneo attraverso la Spagna, l’Egitto e la Grecia, nel 2003-2004 palme contaminate sono arrivate nei vivai italiani. Il nostro è un paese in cui naturalmente questo tipo di pianta, che ama i climi caldi, è diffusissimo e appartiene alle alberature di alcune fra le più importanti città e località della penisola. Di conseguenza la diffusione del temibile coleottero è stata esponenziale: si va da Palermo alla Liguria passando per Napoli – dove le palme sono morte a migliaia, nella villa Comunale come a viale Augusto – e per Roma, dove tutti i grandi parchi storici ospitano queste piante, per arrivare alla Liguria, con i suoi chilometri di riviera ombreggiati da palme… In tutte queste Regioni l’infestazione è già assai evidente, in alcuni casi molto grave, tanto che il punteruolo rosso è stato definito il “nuovo paesaggista”, perché la sua attività di distruzione sta modificando l’aspetto di città, parchi e piazze, privati di una parte sostanziale del loro patrimonio di piante di alto fusto, ma basta alzare gli occhi per rendersi conto che anche qui a Ischia sta assumendo proporzioni davvero molto allarmanti. Ormai ovunque si vedono palme che, invece del consueto ciuffo centrale verde scuro e svettante verso il cielo, si presentano con la chioma tristemente afflosciata e secca. Nella quasi totalità dei casi, se incontrate una palma in questo stato siate certi che è stata attaccata dal punteruolo rosso e aggiungiamo subito che se è ‘collassata’, come dicono i tecnici, non c’è più nulla da fare. Spesso le palme sono piantate a gruppi e accade che si alternino quelle malate con quelle, almeno in apparenza, ancora in buona salute ma se non si agisce subito verranno inesorabilmente colpite anche quelle. E se la palma che sorge solitaria davanti alla chiesa del Soccorso a Forio e quella, altissima, che inquadra il viale di accesso alla casa comunale di Casamicciola sembrano sane, quella davanti al palazzo comunale di Ischia è già morta come, sempre a Ischia, sono morte alcune del piccolo gruppo all’interno di palazzo D’Ambra, palme storiche, immortalate nei quadri di Aniellantonio Mascolo e che hanno ‘girato il mondo’ come simbolo dell’isola, ritratte sulle etichette dei vini D’Ambra. E poi ci sono le migliaia di piante in possesso di privati: insomma la situazione è molto, molto grave. Certo, rimarremo sempre l’Isola Verde, ma sicuramente corriamo il serissimo rischio di vedere scomparire dal profilo di piazze, giardini e dei lungomare dell’isola le alte e fronzute palme canariensis e da dattero, ma anche le washingtonie, insomma le palmacee più diffuse. E’ necessario agire immediatamente per salvare queste bellissime piante che sono una componente essenziale del nostro paesaggio urbano, perché le caratteristiche intrinseche delle palme, come vedremo, fanno sì che possono passare pochi mesi dall’attacco degli insetti alla loro morte. Abbiamo, quindi, deciso di porre una serie di domande molto precise al dottor Franco Mattera, agronomo, esperto del territorio delle isole di Ischia e Procida, per informare in maniera chiara i lettori su questo problema e presentare le possibili strategie e soluzioni attualmente a disposizione contro il punteruolo rosso. In che condizioni si trovano le palme dell’isola d’Ischia? Noi esperti siamo già molto preoccupati da tempo, ma adesso anche i cittadini, siano essi i privati che posseggono palme nei loro giardini, che gli amministratori che devono curare il verde pubblico, iniziano a rendersi conto della gravità della situazione. Anzi, un appello particolare va fatto proprio alle Amministrazioni, perché facciano sorvegliare le loro palme e comunichino con chiarezza ai cittadini come comportarsi. Quali sintomi devono allarmare i proprietari di queste piante? E’ necessario fare molta attenzione a qualsiasi aspetto anomalo presentino le foglie, per es. se sono più corte del solito, di altezza irregolare o asimmetriche, o si inclinano da un lato. E’ fondamentale sorvegliare attentamente le proprie palme, perché la prevenzione e l’intervento tempestivo sono, al momento, l’unico modo di tenere sotto controllo la disastrosa diffusione del punteruolo rosso e, naturalmente, cercare di preservare gli esemplari sani. La gente, invece, si accorge molto tardi del problema e a quel punto curarle è molto difficile. Quando vediamo, infatti, che la parte centrale della chioma appare svuotata e assume la forma di un ombrello aperto, ormai l’aggressione degli insetti è già in atto ed è praticamente impossibile, o almeno molto difficile, salvare la pianta. E’ stato fatto un raffronto fra l’infestazione di Marchalina Hellenica sui pini e quella del Rhynchophorus Ferrugineus: ha un senso questo paragone? No. La Marchalina è molto infestante, ma c’è un largo margine di tempo per agire perché il danno è progressivo e se gli alberi vengono curati si riesce a mantenerli in vita, per es. all’albergo Punta Molino i pini non muoiono dal 1989 in quanto vengono trattati e lavati. Completamente differente è la situazione delle palme, la cui stessa conformazione rende il problema particolarmente grave e la morte delle palme attaccate molto rapida. Queste piante, in particolare la Canariensis che è la più diffusa, hanno, infatti, una sola gemma, situata nella parte alta, dentro la quale ci sono i tessuti riproduttori. La palma cresce in quanto questa gemma si divide in continuazione, aprendosi e sviluppando un nuovo palco di foglie. Quindi, quando l’unica gemma muore (per es. a causa di un fulmine, o per patologie di origine fungina, o per altre cause), anche se il tronco e l’apparato radicale sono vivi, non c’è nulla da fare non avendo il soggetto una seconda gemma che possa dare nuove foglie. Ora, le larve del punteruolo rosso divorano proprio la gemma, che è la parte più ricca di principi nutritivi, e se consideriamo la velocità di riproduzione di questi insetti – le cui femmine depongono ciascuna circa 250 uova e che hanno un ciclo completo dallo stadio di uova a quello dell’insetto adulto di quattro mesi – è evidente il gravissimo il pericolo che la popolazione di palme dell’isola sta correndo. Ogni tipo di palmacea può essere attaccata? Potenzialmente sì. Al primo posto sono le specie del genere Phoenix, come la Canariensis, la Dactylifera, la Roboelinii e specie simili, come la P. reclinata, conosciuta anche come palma delle Hawaii. A Napoli, le cui palme sono state particolarmente colpite, si è visto che l’insetto attacca altre specie di palmacee solo quando la sua popolazione è grandissima e il numero di Canariensis e Dactylifere non è sufficiente a nutrire tutte le larve. Come si interviene se si sospetta di avere palme infestate? In primo luogo, si tagliano le foglie per capire quanto è estesa l’infestazione, poi si procede a pulire la sommità della pianta, scavando al suo interno per togliere quante più larve è possibile. In tal modo, si eliminerà necessariamente una parte del tessuto vegetale, lasciando una sorta di incavo, nel quale si somministrerà una soluzione insetticida che scenderà anche verso il basso, entrando nelle gallerie scavate dalle stesse larve, uccidendole. Se, invece, l’infestazione è ad uno stadio iniziale, per cui la pianta appare ancora integra, non si taglia tutta la chioma ma la gemma va trattata comunque, perché non vedere gli insetti all’esterno non vuol dire che non siano già annidati: semplicemente è probabile che siano ancora molto piccoli e quindi invisibili. In questo caso, una soluzione complementare all’irrorazione della pianta, è l’iniezione di insetticida direttamente nel tronco della pianta, per raggiungere così gli animaletti annidati in profondità. Quali prodotti si adoperano nella lotta al punteruolo rosso? La materia è in continua evoluzione. Attualmente, è consentito usare solo un mezzo di lotta biologica, i nematodi, cioè piccole anguillule che si cibano delle larve del punteruolo rosso, ma si tratta di uno strumento dall’efficacia blanda. Fino a qualche settimana fa, erano autorizzate alcune sostanze chimiche, munite di registrazioni a carattere provvisorio da parte del ministero della Sanità che però, al momento, sono scadute. E’ possibile che vengano rinnovate ma anche che aziende del settore chiedano registrazioni per nuove molecole insetticide, e comunque si attende a breve che il Ministero colmi questa lacuna. In pratica, come si sparge l’insetticida sulle palme? Spesso si tratta di piante molto alte. Se il fusto è sotto i 3 mt., si può irrorare manualmente con una comunissima pompa a zaino. Se si ha invece una pianta già alta (per es. 7-8 mt. di tronco, cui si aggiunge la chioma), attualmente la soluzione è costituita dall’impianto a doccia fissa. Consiste in un tubo in rame o pvc o altro materiale che va da terra fino alla sommità della pianta, dove si aggancia una doccia (o anche più docce) da cui uscirà l’insetticida, che viene spinto in alto attraverso una comune motopompa agricola, possibilmente senza valvola autobloccante. Che costi ha questo tipo di impianto? Si può farselo da soli? Orientativamente installare un singolo impianto a doccia fissa costa tra 150 e 200 euro (un po’ di più quando è necessario un elevatore per raggiungere la chioma); ma se si ha un certo numero di esemplari su cui installare le docce i costi scendono. Certo, è possibile farselo da sé e comunque dopo l’installazione effettuare le irrorazioni è piuttosto agevole, anche se è sempre consigliabile consultare periodicamente persone esperte per assicurarsi di effettuare nel modo giusto i trattamenti. Mi riferisco sia alle sostanze (o loro mix) da impiegare, che alla sequenza temporale dei trattamenti che, infine, alla tecnica da usarsi in casi particolari. In questa fase critica della diffusione dell’insetto accade, invece, che si eseguano interventi in realtà errati che possono provocare seri danni: per esempio le potature inopportune e le piallature dei tronchi che aprono la strada a patologie fungine gravi che in alcuni casi hanno fatto morire le palme senza responsabilità del punteruolo. Che dosi di insetticida sono necessarie e con quale frequenza e come si effettua il trattamento? Nella stagione più a rischio, che coincide con quella in cui la temperatura è più alta e quindi l’animale è attivo (da aprile a ottobre-novembre) la pianta va assolutamente irrorata ogni due settimane e non di meno; le quantità variano da 5 fino a 20-30 litri di soluzione per ciascuna irrorazione, in base alla taglia della pianta. Se i trattamenti si fanno con assiduità assicurano una protezione che può avvicinarsi molto al 100%. Quando le temperature scendono, l’insetto va in fase di latenza nella forma adulta e, quindi, essendo adesso in inverno, abbiamo un po’ di tempo per pianificare la difesa in vista della prossima primavera. Questo tipo di impianto si può usare sia in fase preventiva, per difendere piante sane, che curativa? Sì, anzi la prevenzione è assolutamente essenziale. Quale Consulente del comune di Procida ho pianificato un intervento in alcuni siti privati con numerosissime palme, facendole irrorare preventivamente: oggi quelle palme sono ancora tutte sane, mentre altre presenti intorno, non protette, sono state infestate. I prodotti preventivi sono i medesimi che si usano quando la pianta è già stata infestata? Non proprio, perché quelli curativi devono essere sistemici, cioè devono entrare dentro il tessuto della pianta perché è lì che si annidano le larve. Quelli preventivi sono ovo-larvo-adulticidi e agiscono per contatto, quindi si spargono accuratamente all’esterno di tutta la pianta, compreso il tronco, e devono rimanere sulla superficie in modo da impedire che il parassita giunga ad annidarsi. Come si capisce se la pianta è salva? Se la gemma al centro è sana emetterà di nuovo le foglie: saranno di piccole dimensioni, come se una pianta adulta producesse il fogliame di una ancora in crescita. Se la pianta presenta foglie esterne ancora non attaccate ed abbastanza verdi, raccomando di lasciarne qualcuna che esplichi la fondamentale funzione della fotosintesi, in modo da aiutare quelle nuove a svilupparsi. Queste foglie possono essere cimate di 20-30 cm. per renderle più stabili, soprattutto nei confronti del vento e dovranno ricevere concimazioni fogliari che le aiutino in questa fase molto critica. Ma, attenzione: aver salvato una volta una palma dal Rhynchophorus, non significa che ne sia immunizzata. Dovrà continuare ad essere trattata con continuità se si vuole sperare di conservarla sana. Se è necessario abbattere la palma, come si deve smaltire per evitare di diffondere il coleottero? La soluzione migliore, dopo il taglio, è bruciarla, ma non sempre è agevole farlo. Io preferisco far triturare la pianta e poi lasciare il materiale al sole dopo averlo messo all’interno dei comuni sacchi neri per la spazzatura. In questo modo, si sviluppa una temperatura molto alta cui gli insetti non sopravvivono, quindi trascorso il tempo giusto se ne può fare compost. Che consigli dà ai proprietari di palme? La precocità e la tempestività di intervento sono l’unico mezzo di lotta davvero efficace che abbiamo in questo momento, quindi bisogna far vedere le piante da uno specialista anche se sembrano sane, perché solo un esperto è in grado di cogliere anomalie invisibili ai più, soprattutto se si possiedono palme alte e che quindi è difficile osservare con cura dal basso. E poi vanno trattate in maniera preventiva: lo scopo deve essere evitare il più possibile che il punteruolo rosso arrivi ad insediarsi sulle palme sane. Il futuro cosa ci può riservare ? Una speranza ci può venire dall’ingegneria genetica: penso a palme transgeniche capaci di autodifendersi, sintetizzando in maniera calibrata nei loro tessuti molecole insetticide naturali o anche ceppi di bacillus thuringiensis, particolarmente attivi nei confronti dei coleotteri curculionidi, compreso il punteruolo rosso. E questo potrebbe essere un obiettivo non difficile da raggiungere, soprattutto nel caso delle palme ornamentali e di quelle ad utilizzo industriale. Contemporaneamente, si è alla ricerca di una strategia che riduca il numero complessivo di interventi o consenta la loro automazione, senza bisogno dell’intervento manuale a calendario. Il tutto deve però coniugarsi con un costo ambientale il più basso possibile: in poche parole tale strategia deve garantire un bassissimo inquinamento e un livello di sicurezza per l’uomo e gli altri esseri viventi pressoché totale. Per informazioni: dr. Franco Mattera 330.344994