Friday, March 29, 2024

NEL CUORE VERDE DELL’ISOLA

“Mi avvicino di due passi, lei si allontana di due passi.   Cammino per dieci passi e l’orizzonte si sposta di dieci   passi più in là. Per quanto io cammini, non la

raggiungerò mai. A cosa serve l’utopia?

Serve proprio a questo: a camminare”. 

                                                                   Eduardo Galeano

L’unica lingua universalmente riconosciuta nel cuore più verde dell’isola d’Ischia è quella della natura. Lì, tra sentieri dove dominano le grosse rocce di tufo, i fitti boschi di castagni e lecci, la rigogliosa macchia mediterranea, esiste un mondo avvolto dal silenzio generatore di grandi suggestioni. In qualsiasi stagione si decida di attraversarlo, è sempre possibile ammirare l’incanto e la magia dei boschi, e al tempo stesso sentire il respiro salmastro del mare.

Nel polmone verde dell’isola si fondono atmosfere rupestri e tradizioni contadine, fauna autoctona e una flora di grande varietà e ricchezza. Luoghi selvaggi, non sempre esplorabili in piena solitudine, dove è facile perdersi tra improvvise variazioni d’orizzonte, canyon strettissimi, fitta vegetazione e inattesi balzi di roccia.  Negli ultimi anni la rete dei sentieri dell’isola d’Ischia ha goduto di attenzione e sensibilità anche grazie a una serie di interventi diffusi sul territorio a beneficio dei frequentatori locali o degli ospiti interessati a un soggiorno sempre più green. Non solo lavori di segnaletica, ma decespugliamento, sramatura, pulizia e manutenzione dei fondi, creazione di canalette e deviatori per l’acqua, chiusura di scorciatoie, posa e manutenzione di attrezzature fisse. Un lavoro prezioso, svolto soprattutto grazie all’impegno dei volontari. Nel silenzio, affatto lodevole, delle amministrazioni comunali.

“Nel momento in cui un sentiero viene abbandonato per lungo tempo, o comunque poco frequentato – spiega Francesco Mattera, guida ambientale escursionistica e  reggente della sottosezione CAI di Ischia – la vegetazione prende il sopravvento. Quindi, in primo luogo, c’è da fare un’operazione di ripristino della viabilità, partendo dalla pulizia, quindi taglio di erbacce e rovi, per finire a microinterventi più strutturali. Dipende dai sentieri. Quello del Tufo Verde, che va da Serrara a Forio, ad esempio, è già stato oggetto di segnaletica; in altri casi, penso al Sentiero dell’Allume che dal Fango attraversa il bosco del Celario e arriva nell’area delle ‘caulare’, terminando infine a piazza Maio, contiamo di procedere presto alla segnaletica, oltre che alla normale attività di pulizia. Se riusciamo a fare squadra con le amministrazioni locali – aggiunge Mattera – i risultati saranno migliori e più vicina la soluzione delle annose questioni che riguardano la cura e la manutenzione dei sentieri”. L’interesse per le escursioni, la crescente partecipazione a iniziative locali come “Andar per sentieri”, ideata e promossa dalla Proloco Panza, anch’essa molto presente nell’attività di recupero di itinerari altrimenti impercorribili, la pratica sempre più diffusa di esplorare il territorio isolano in bici (che non inquina) sono segnali di un fenomeno in costante espansione. E la riscoperta di aree spesso dimenticate, o abbandonate, aiuta a promuovere anche le formidabili tradizioni della nostra terra, compresa la gastronomia e tutta la filiera delle attività connesse. Va in questa direzione l’istituzione del primo Catasto nazionale dei sentieri d’Italia. Il MIBACT- Ministero dei Beni culturali e del Turismo e il CAI-Club Alpino Italiano hanno infatti firmato nei mesi scorsi un protocollo di intesa, di validità triennale, per la valorizzazione della rete sentieristica e dei rifugi montani. L’accordo formalizza e rafforza una collaborazione esistente da tempo fra le due realtà in un’ottica strategica per cui i sentieri non sono solo strade che mettono in comunicazione luoghi difficilmente accessibili, ma percorsi che raccontano la storia, le tradizioni e la cultura di un luogo, insomma il percorso naturalistico come strumento per stimolare un’economia sana che i nostri territori sono potenzialmente in grado di esprimere e supportare. Altra buona notizia. A ottobre l’Isola Verde sarà una delle dieci località italiane a ospitare il III Incontro mondiale sui paesaggi terrazzati, da sempre protagonisti della nostra vita comunitaria. Stretti tra il mare e il monte Epomeo, i paesaggi terrazzati ischitani sono stati intensivamente coltivati, soprattutto a vite, grazie alle leggi della civiltà contadina e al duro, caparbio, infaticabile lavoro dell’uomo che li ha strappati  alla natura, coltivando anche laddove poteva sembrare una battaglia impari.

«Proviamo a immaginare Ischia senza terrazzamenti – commenta Giovannangelo De Angelis, architetto e vice-reggente CAI – sarebbe un’isola senza vino, senza agricoltura, senza percorsi naturalistici. I terrazzamenti ischitani rappresentano l’infrastruttura architettonica necessaria per lo sviluppo di tutto il resto. Hanno una funzione vitale perché, ad esempio, consentono la migliore esposizione dei filari e delle viti, favoriscono la ventilazione, diminuiscono il rischio di malattie per la pianta. Sono un potenziale in più che dobbiamo assolutamente recuperare». Dal 1997 i paesaggi terrazzati della Costiera Amalfitana sono iscritti nella lista Unesco dei patrimoni dell’umanità. Perché non ipotizzare eguale riconoscimento anche per quelli ischitani? La febbre “verde” contagia infine anche le nuove generazioni. Se l’Istituto Professionale di Stato “V. Telese” di Ischia ha avviato, nel piano di ampliamento della propria Offerta Formativa, un Corso Introduttivo per Guida turistico-ambientale, all’Istituto d’Istruzione Superiore “C. Mennella” sono partiti i Corsi di escursionismo di I e II livelli con Agaie, Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche, gli unici a offrire la possibilità di acquisire il brevetto di guida naturalistica, figura professionale emergente nel settore turistico. I giovani, dunque, alfieri di una nuova utopia: il sogno di una civiltà moderna in piena sintonia con la natura.

Text_Gianluca Castagna

Photo_Ischiacity