Thursday, April 18, 2024

30/2011

Photo: Ischiacity e Archivio Iacono

LE RADICI DI UNA VERA AMICIZIA Text: Franco Iacono Era il novembre del 1960. Arrivai al Collegio Augustinianum della Università Cattolica “forte” di una borsa di studio, che copriva 2/3 della retta mensile. Lì trovai la “calda” accoglienza degli Anziani con tutti i “riti” dei cosiddetti “Ludi”, di cui coloro che frequentavano il quarto anno, pomposamente definiti “divini”, erano i protagonisti, fregiati di cariche autorevoli: pontefice, tribuno, questore, presidente del tribunale. Noi, da povere matricole, eravamo davvero soggiogatI da quella particolarissima accoglienza e da quella ritualità consolidata: in quel clima nacque il mio rapporto con Romano Prodi, con Tiziano Treu, con Raffaele Cananzi e con altri del quarto anno, che, caso raro davvero, data la differenza di età e di “ruoli”, si è consolidato nel tempo. Un rapporto cementato da reciproca simpatia, ma anche dalla comune educazione ricevuta nel Collegio, di cui ad un imperativo categorico: spendere bene i “talenti” ricevuti, all’insegna di valori irrinunciabili come la difesa dei diritti dei più deboli, per contribuire a “costruire” una società di eguali. La vita ha riservato a molti di quella generazione, forse proprio in virtù di quella educazione, di essere classe dirigente – in tutti i campi – del nostro Paese. Un rapporto, quindi, che nasce e si consolida, a prescindere dal percorso politico che alcuni di noi hanno avuto modo di sperimentare. Certo, è stato anche emozionante incrociare, da Parlamentare Europeo, Romano Prodi, allora Presidente dell’IRI, a Bruxelles in audizione proprio in quella massima Istituzione Comunitaria. Così come fu anche produttivo incontrarlo da Assessore regionale ai Trasporti, a Villa Campolieto, dove sempre come Presidente dell’IRI, aveva voluto insediare la Scuola di alto management, STOÀ, ponendovi alla Presidenza Tiziano Treu. In quella occasione chiese anche a me di fare qualcosa e fu quella la molla che mi spinse a ripristinare l’antico approdo della “Favorita”, sempre ad Ercolano, per consentire ai ragazzi di raggiungere quei luoghi prestigiosi via mare. Con Tiziano Treu e con Raffele Cananzi ci sono state anche occasioni di “incrocio” nel campo della politica e delle istituzioni, ma quello che più ha retto con questi amici, e con altri, è stato il rapporto umano, la costante, reciproca, presenza nella vita nostra ed in quella delle nostre famiglie. Anche qui qualche notazione: quando ho avuto problemi seri di salute, una delle prime telefonate è stata quella di Romano Prodi che, a guarigione avvenuta, volle venirmi a trovare insieme alla moglie Flavia, nel 2003. In quel tempo era Presidente della Commissione Europea, la più importante carica alla quale un cittadino d’Europa possa aspirare, e si accingeva a tornare in campo in Italia, per conseguire ancora una vittoria, ancorché sofferta, alle elezioni del 2006. Ancora: quando al Senato, Presidente Franco Marini, volli donare le lettere di Pietro Nenni in originale, mi fece la sorpresa, davvero gradita quanto inaspettata, di partecipare, allora era Presidente del Consiglio, alla “cerimonia” molto particolare di quella donazione. Tutti segni, quelli ricordati, di un rapporto umano intenso, che è alla base della scelta di Romano e degli altri amici di venire qui ad Ischia a festeggiare i 50 anni della loro laurea. Devo dire, e questo vale anche per gli altri amici di quella generazione, che ogni volta che ci incontriamo sembra che non siamo mai stati lontani, perché il discorso è subito immediato, proprio nel segno di quel patrimonio comune, davvero incancellabile. Le giornate di Ischia sono state intense ed emozionanti. Per me è stato bello “vederli” nella loro intimità e ritrovarsi, come non si fossero mai lasciati. Per me e per la mia famiglia è stata veramente una grande gioia organizzare per loro la festa del “giubileo” con Anna, mia moglie, che ha preparato un gigantesco “50” di …mandorlato. Ho voluto, con il pieno accordo di Romano Prodi, che ci fosse anche una sua pubblica conversazione, perché a me è sempre piaciuto “socializzare” le mie amicizie, che sono segno anche del percorso della mia vita. Quella vissuta nel vicolo prospiciente l’Antica Libreria Mattera è stata una serata davvero particolare: si è volato alto con Romano Prodi che, per tanti, anche dei presenti, rappresenta ancora una speranza in questo tempo davvero oscuro. Di certo so che tra tre anni Romano Prodi, con tanti altri amici di una bella generazione cresciuta agli inizi degli anni Sessanta sui banchi della Cattolica e nel Collegio Augustinianum, sarà ancora qui da noi a festeggiare i 50 anni della mia laurea. Naturalmente, se saremo ancora su questa terra. In un tempo in cui i valori sono andati in “disuso” per far posto al “mercato”, che ha invaso anche i rapporti interpersonali, è proprio bello ed importante, vivere e condividere un sentimento alto come l’amicizia con persone che mai hanno “tradito” o dubitato. Da oltre 50 anni: una vita, ricca e ben vissuta, anche grazie a rapporti di alti valori come quello con Romano Prodi e con le amiche e gli amici della Cattolica e del Collegio Augustinianum. ROMANO PRODI O DELL’ETICA PUBBLICA Text: Franco Borgogna Quando Franco Iacono mi chiamò a telefono per invitarmi all’incontro con Prodi a Forio, ero purtroppo nell’isola greca di Karpathos. Ma è come se fossi stato presente, con lo spirito. E’ come se avessi seguito il Professore una delle tante volte che è intervenuto nella Chiesa sconsacrata dell’Alma Mater di Bologna, mentre si confrontava con economisti, studiosi, professori delle più prestigiose Università europee e del mondo. E’ come se avessi letto una delle analisi economiche di Nomisma (sua creatura) o un saggio per il Mulino, gloriosa casa editrice bolognese, che Prodi contribuisce ad animare. Certo, qualcuno non ha apprezzato il suo intervento a Forio, di respiro internazionale. Qualcuno dice di essersi annoiato e, addirittura, di meravigliarsi che un uomo così compassato, così poco accattivante, così poco spettacolare, possa essere stato Presidente del Consiglio dal 1996 al 1998 e dal 2006 al 2008. Qualcuno si meraviglia che un uomo così sia stato Presidente della Commissione Europea dal 1999 al 2004 e che oggi sia Presidente del Gruppo di lavoro ONU-Unione Africana sulle missioni di peacekeeping. Quelli che si meravigliano, probabilmente, sono gli stessi che, nel recente passato, lo hanno apostrofato come “ mortadella”, ignorando i caratteri positivi dell’emilianità; sono quegli stessi che lo hanno bestemmiato per averci traghettato nell’Europa dell’euro, dimenticando che – diversamente – avremmo preceduto le sorti di Grecia e Portogallo. Non ero presente a Forio, ma è come se lo fossi stato. Non l’ho visto pedalare con Paolino Buono, nel giro dell’isola, ma lo incontro normalmente per le strade di Bologna, in sella, vestito da perfetto ciclista e con muscolatura tonica, confuso tra le decine di ciclisti della domenica bolognese. E quando lo incontri, è come se incontrassi Angela Merkel, tranquillamente a passeggio per le stradine di Sant’Angelo o il premier britannico Cameron in fila per il volo low-cost. E’ di quella pasta di politici che fanno della moderazione, del rigore, dell’etica pubblica, il loro vessillo. Il contrario della volgarità, della spettacolarizzazione, della pacchiana commercializzazione della cosa pubblica. Ho poi chiesto ad amici, ho letto quanto c’era da leggere sulla serata prodiana, avendone la conferma che il Professore non aveva tradito, non si è lasciato andare all’emozione di un incontro voluto da un amico della Cattolica, Franco Iacono, in un suggestivo vicoletto di paese. Avrebbe potuto indulgere alla retorica, alla mozione degli affetti, avrebbe potuto pigiare il tasto sensibile di un Mezzogiorno di fuoco (stretto tra la ‘monnezza’ e la criminalità politico-camorristica). Ha invece tenuto fede al cliché di uomo di Stato, anzi di statista europeo che guarda ai nuovi mondi. Ho avuto la fortuna di viaggiare molto, di visitare Cina, Egitto, Turchia e ne ho constatato l’ansia di crescita, la velocità di sviluppo che – come ogni velocità – genera una serie di contraddizioni. Conosco gran parte dell’Europa e so, anche grazie alle analisi e alle osservazioni del Professore, che la “sonnacchiosa” Europa ha bisogno di una “ scossa” di vitalità, di una ritrovata energia intellettuale e morale, di un ritrovato senso di solidarietà tra i popoli e i diversi livelli sociali dei cittadini, se vuole marciare al pari dei “nuovi mondi”. Altro che egoismi nazionali, altro che separatismi regionali, altro che chiusure nella propria casta categoriale. Quelli che si meravigliano, forse si meravigliano anche dell’amicizia tra lui e il nostro concittadino Franco Iacono, eppure il Professore viene anch’egli da una famiglia contadina (anche se il suo papà era ingegnere) e numerosa (nove tra fratelli e sorelle). Un uomo dalla vita normale, ma dalle qualità intellettuali e morali eccezionali. Erano i primi anni ‘60 quando Franco Iacono e Romano Prodi si laureavano all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e già nel 1963 Prodi era assistente universitario di Beniamino Andreatta, alla cattedra di Economia politica della Facoltà di Scienze Politiche a Bologna. Ma ha insegnato anche alla Hopkins, università americana a Bologna, ha insegnato anche ad Harward. Tra le tante sue specializzazioni Romano Prodi è esperto di “ Distretti industriali” e saprebbe – ad esempio – creare un distretto turistico-industriale delle isole napoletane. La sua acuta intelligenza analitica ha subito evidenziato come esista un gap tra la bellezza dell’isola d’Ischia, le sue potenzialità (a partire dalla risorsa termale) e i risultati che ne trae. Ad avviso di Romano Prodi, Ischia merita di più, a patto di muoversi con lo stesso rigore etico, con lo stesso amore per il bene comune e con la stessa ansia di solidarietà che egli ha applicato ed applica alla sua condotta politica ed accademica. No, non è stata inutile la presenza di Prodi ad Ischia: è stata una grande lezione di civismo e gli amministratori locali (attuali o futuri) farebbero bene ad ispirarvisi.

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