Saturday, July 27, 2024

UN GRANDE AMBITO PER UNA GRANDE RETE

UN GRANDE AMBITO PER UNA GRANDE RETE

Interview_ Pasquale Raicaldo Photo_ Enzo Buono

C’è una sfida, intrigante, dalla quale dipendono le sorti della Campania: conquistare il mondo. Detta così, parrebbe proibitiva. Ma ci sono solidi motivi per crederci e la parola chiave è turismo. Non ha dubbi Nicola Marrazzo, classe 1957, ischitano d’adozione, nato ad Arzano, laureato in Medicina all’Università “Federico II” di Napoli, presidente della commissione regionale permanente che si occupa di Attività produttive, Industria, Commercio, Turismo, Lavoro. In pratica, di futuro. E all’interno di questa programmazione di amplissimo respiro, l’area che si estende dal litorale domizio fino a Pozzuoli è oggetto di particolare attenzione, l’obiettivo è una riqualificazione che tocchi la viabilità, infrastrutture di primaria importanza, il recupero urbanistico – dell’area costiera, ma anche di luoghi di grande pregio monumentale e naturalistico. Per creare un territorio che sia pronto a diventare una destinazione turistica che abbia concrete possibilità di successo, visto che le premesse dal punto di vista della unicità della sua storia e della sua bellezza ci sono tutte. Pozzuoli, in particolare, gioca un ruolo di primissimo piano, si potrebbe dire di capofila in questo progetto, dato che la città sta già procedendo da tempo nel suo percorso di recupero, e i risultati sono davvero notevoli. E vanno nella direzione che l’onorevole Marrazzo considera l’unica percorribile: “Si deve fare in modo che tutti conoscano la Campania. Perché questo è un territorio unico, ma c’è chi non lo sa, e l’obiettivo è sapersi raccontare”.

Che ruolo ha il comparto del turismo rispetto alle prospettive di crescita della regione Campania?

Il Pil turistico incide notevolmente sul bilancio regionale, non v’è dubbio alcuno. Però, più che sui numeri nudi e crudi, batterei su un fattore: non facciamo prendere troppo dall’euforia, legata a una congiuntura straordinaria che ha portato benefici, in termini di flussi e ricchezza, al nostro territorio. Mi riferisco alla geopolitica e al rischio terrorismo, che hanno di certo prodotto dei vantaggi per le isole del Golfo, per Napoli, per la Costiera. Ecco, più che adagiarci sugli allori è forse il caso di produrre, oggi più che mai, sforzi consistenti per far conoscere le bellezze della nostra terra. Il turismo è un’intera filiera, che parte dall’efficace promozione del territorio e si traduce nell’accoglienza. Madre Natura ci ha donato un territorio ricchissimo dal punto di vista paesaggistico, naturalistico, storico-culturale, archeologico. Per metterlo a sistema, basterebbe poco: promuoverlo. Questa regione è davvero un “unicum”, credetemi: in quale altra parte del mondo, del resto, individuate un’area così bella, con un clima favorevole e in grado di accogliere nel migliore dei modi un turista? Sono franco: non ce ne sono. Ma per rendere realmente strutturale la crescita del nostro turismo, che ha vissuto in questi ultimi tempi ondate eccezionali, serve un ulteriore step, in un mondo globale siamo efficaci solo se raggiungiamo tutti i potenziali turisti. Altrimenti, falliamo. E fallire vuol dire non essere in grado di mettere a frutto il patrimonio inestimabile di cui disponiamo. E’ per questa ragione che abbiamo intrapreso una strada chiara e netta: valorizzare la nostra bellezza.

Lei ritiene che il turismo sia la giusta soluzione alla crisi occupazionale del Sud (in particolare della Campania)?

Si tratta del miglior viatico possibile per iniziare a risolvere la questione meridionale. Il livello di disoccupazione è alto, le statistiche sul mondo del lavoro non sono confortanti. Non occorre nasconderci, ma rimboccarci le maniche. Comprendendo che il turismo può e deve essere il nostro petrolio.

Crede sia possibile che un’economia come quella del territorio di Pozzuoli che è stata imperniata a lungo, e fino a pochi anni fa, sull’industria, dopo la massiccia chiusura di tante aziende (Olivetti, Sofer, Selenia, Pirelli, etc.) si possa riconvertire in tempi ragionevolmente brevi in turistica? Ed in tal caso, cosa occorre fare?

© Enzo Buono

Come l’Ente Regione può rendersi promotore di questa riconversione?

La Regione Campania può e deve fare da traino, è doveroso impegnarci perché la nuova legge regionale sul turismo si traduca in concreti benefici, promuovendo sul serio la crescita degli ambiti turistici locali e coinvolgendo il mondo privato con una nuova efficacia. Infatti, non è più tempo di iniziative di esclusiva matrice pubblica, ognuno deve prendersi le proprie responsabilità, a cominciare dall’imprenditoria, dalle associazioni di categoria, da Confindustria. Faceva riferimento alla possibile conversione turistica di certe parti del nostro territorio e l’area puteolana che lei cita è un esempio eclatante. Aveva una forte vocazione industriale, ma una serie di concause – anche in parte la congiuntura globale del settore manifatturiero – impone da tempo l’opportunità di rivolgere una quota almeno dell’economia di quel territorio ad un altro ambito, e quello turistico è sicuramente promettente. Il patrimonio storico-monumentale e naturalistico di quell’area – penso a tutti i Campi Flegrei – è infatti indubbio, ma è assolutamente necessario investire sulla sua attrattività a livello mondiale, insomma bisogna offrire servizi di qualità e farsi conoscere: questa è una sfida da affrontare al più presto.

Secondo lei – che conosce Ischia molto bene – potrebbe nascere, tra Pozzuoli e l’isola una (seria) sinergia affinché si lavori strategicamente insieme? Mi spiego meglio: Ischia ha i posti letto (40mila) che attualmente mancano a Pozzuoli, ma nei Campi Flegrei ci sono attrattive culturali (storiche, archeologiche, artistiche e naturalistiche) – il Parco Archeologico con i suoi tanti siti (soprattutto il Rione Terra e gli scavi sotterranei, le antiche vestigia sommerse e il Museo di Baia, l’Anfiteatro Flavio, il Serapeo, il parco archeologico di Cuma, l’Antro della Sibilla, la piscina mirabilis etc.), la Solfatara, i laghi di Averno e Fusaro, le oasi naturalistiche degli Astroni e di Monte Nuovo – quindi le due aree potrebbero essere funzionali l’una per l’altra e soprattutto i “pacchetti vacanze” potrebbero essere venduti “in ticket”: sfruttando l’appeal culturale e commerciale che offre la terraferma e la comodità residenziale che caratterizza Ischia… Tutto questo se solo si migliorasse la rete di collegamenti veloci che uniscono Pozzuoli all’isola d’Ischia (e Procida). Cosa pensa di tale opportunità?

Più che di opportunità, parlerei di un processo assolutamente indispensabile. Viviamo in un territorio complesso e variegato, ma proprio questa caratteristica può e deve esserne il valore aggiunto: ci sono dei fili conduttori, come i millenni di storia che affondano alle origini della Magna Grecia, che accomunano Ischia e l’area puteolana. L’idea di un grande ambito turistico che metta in rete le nostre straordinarie bellezze, ragionando in termini di complementarità e non di alternativa, può essere vincente. Solo così potremo realmente vincere la sfida del turismo globale: Ischia e Pozzuoli, ma anche Procida e il litorale domizio, su cui la Regione Campania investirà risorse consistenti. Corro il rischio di ripetermi: ma vedere concentrati in un territorio così piccolo risorse e bellezze così straordinarie, come quelle che elencava poc’anzi, rende la potenziale offerta turistica unica nel suo genere. Tanto più se ragioniamo in termini ancor più ampi, includendo grandi attrattori come Napoli, la Costiera, Pompei ed Ercolano. E così dobbiamo fare: del resto, i grandi flussi del turismo orientale ragionano su tour accelerati, che abbraccino più destinazioni in poche ore. Il nostro valore aggiunto è avere tutto qui, concentrato: le terme e il mare, l’archeologia, la storia, il paesaggio. Aggregarli significherà vincere la sfida, vedrete. (nella pag. accanto il lago di Lucrino)

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