Thursday, May 2, 2024

Art- AL “MAGHRIB” DI MARCO CECCHI

32/2012

Text: Lucia Elena Vuoso

 

Il momento in cui il sole cala poco a poco nell’orizzonte e si perde tingendo di rosso il cielo, decretando, malinconico, la fine di un’altra giornata è lo stesso in cui le nuvole, calde e dai contorni ben definiti, assumono sfumature d’oro lasciando il posto alle stelle della sera. E così per Marco Cecchi, artista adottato dal mondo, “al Maghrib” – la terra del tramonto – non rappresenta solo la separazione da una quotidianità troppo frenetica e conformista, ma il recupero di una creatività sopita, che, come la notte, aspetta solo il calare del sole per venire fuori, intensa, penetrante, viva. Tratti decisi e colori accesi negli acquerelli e nelle tele, eseguiti per la maggior parte in Marocco, come dei diari di viaggio, per non dimenticare situazioni, paesaggi e sensazioni che ogni squarcio di quella terra così vicina a noi geograficamente e così lontana per tradizioni ed usanze, gli ha trasmesso. Una terra che emana luce, calore e mistero e rievoca un passato lontano, atmosfere fiabesche da “Mille e una notte” e “Alì Baba”, che l’artista ischitano riesce a ricreare perfettamente. Ed ecco che all’improvviso, guardando le sue opere, ci si ritrova nella confusione di un suk, e si possono quasi avvertire le urla dei commercianti, i profumi agrodolci delle spezie, le melodie sufi di tamburi e sonagli, il caldo che toglie il respiro, la luce del deserto, che penetra gli occhi e l’animo. Emerge dalle sue tele un’interiorità quasi sospesa nel tempo, personaggi ritratti nei loro abiti tradizionali, turbanti e copricapo, indaffarati in antichi mestieri o assorti in gesti millenari. E nel caos della folla, nelle piazze e nei mercati gremiti di gente, ognuno è tranquillo, concentrato sulla propria vita, generando un vuoto emozionale. Pennellate decise ed impattanti quelle dell’eclettico Marco Cecchi, classe 1957, laureato in Arti illustrative e grafiche presso l’istituto Europeo di Design di Roma, progettista, pubblicitario, fotografo e scultore che non ha uno stile definito ma dipinge in base alle sensazioni del momento. Per questo motivo tutte le sue opere sono differenti ed ogni mostra nella quale espone – ad oggi vanta ben dieci rassegne personali tra Spagna, Italia, Germania e Stati Uniti – è diversa dall’altra. Durante il suo ultimo vernissage nella terra natia, Ischia, presso l’albergo Marina 10 di Casamicciola Terme di proprietà della famiglia Mattera, sempre molto attiva in questo genere di manifestazioni, sono state presentate, dall’uno al 7 giugno le sue “ricerche di viaggio” in terra magrebina. L’opera più rappresentativa della mostra, secondo l’artista, è senza dubbio la tela che raffigura un uomo misterioso nell’atto di regalare un melograno. “Il melograno è simbolo di fertilità, abbondanza, santità – dice. Il saggio, pervaso da una luce fortissima, il viso appena tratteggiato, ha un cappuccio dal quale si intravede un sorriso tranquillo e senza età. Il frutto che regala è sospeso nell’aria, quasi a dimostrare la magia della lentezza meditativa dei gesti, tipica della cultura araba”. Un’opera che ha una fortissima valenza simbolica, poiché permette di identificarsi nell’esperienza vissuta dal pittore: sentirsi come un granello di sabbia nel deserto, immobile al centro del vortice della lotta contro il tempo, potersi specchiare in un mondo non del tutto omologato, ascoltando il richiamo del proprio essere, anche all’interno della confusione del mercato. E durante la serata di presentazione Marco ha voluto dimostrare quanto gli abbia trasmesso questo viaggio, con una estemporanea di pittura dal vivo. E con le parole del mistico sufi Kabì che riecheggiavano nell’aria dolce della sera, il cosmopolita Marco, ci ha regalato, ancora una volta, uno specchio della sua anima forgiata dal mondo. “Oh, amico mio, sono partito per cercare me stesso, ma è accaduto qualcosa di strano: invece di trovare me stesso, sono scomparso come un granello di sabbia nel deserto”.

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