Wednesday, April 24, 2024

IL CORSERA NELLE MANI DI UN EDITORE PURO: URBANO CAIRO, CHISSÀ.

 

Informare correttamente e su tutto è la cifra stilistica che conferisce eleganza ed autorevolezza alla testata che lo pratica e, a fasi alterne, il CorSera s’è distinto per queste sue doti; in altri periodi, piuttosto, la testata è apparsa ammantata da una certa nebbia dovuta senz’altro alle interferenze dell’azionariato. Un azionariato sensibilizzato dalla crisi dell’editoria ed oggi, più che mai, ancora una volta, in movimento: pezzi del passato che vanno via sostituiti da esponenti dei cosiddetti “nuovi poteri forti”. Quanto poi nuovi, difficile dirlo. Ed ecco che il direttore del CorSera Ferruccio De Bortoli, fin dall’estate 2014 viene “accompagnato all’uscita” che varcherà nell’aprile 2015, mentre, nel mezzo, muteranno ulteriormente gli assetti interni della proprietà. Dalla lettura in filigrana di questi eventi, è possibile cogliere il senso più profondo del cambiamento del Paese: lo stesso rumorosissimo editoriale d’inizio d’autunno del direttore uscente, il quale, a mo’ di sassolini cavati dalle scarpe, fece riferimento alla nuova massoneria che influenzerebbe l’azione di Governo, la dice lunga sui tempi che viviamo. Ne parliamo con Luigi Bisignani, espertissimo di questi scenari, che azzarda una sua previsione: Urbano Cairo e Diego Della Valle (e vai a sapere chi altri…) quali asset intangibili, per disegnare nuovi equilibri per… chissà quali imprese.

Che definizione darebbe della libertà?
La libertà è avere la possibilità di esprimersi e non aver paura di quello che si dice. Lei la libertà l’ha anche persa a livello personale, è stato in prigione, ha avuto delle difficoltà notevoli, insomma.
Certo, l’importante è affrontare queste prove restando sereni, cosa che a volte è molto difficile, e che a me è riuscita anche grazie alla mia famiglia.
Posso aggiungere che ci è riuscito anche grazie ad un’intelligenza diversa da quella della maggioranza delle persone? Non faccia il modesto, la prego…
Da questo punto di vista ho imparato molto dal presidente Andreotti che ho visto passare attraverso momenti difficilissimi e superarli con la fede, come faccio anche io, e con un senso di leggerezza.
Parlare di fede significa naturalmente fare riferimento a quella cattolica, che contempla la possibilità di confessarsi, fare atto di pentimento e, quindi, venire assolti. Ma tutti i peccati possono essere assolti?
No! Ma io non credo proprio di aver commesso peccati mortali: i miei peccati possono meritare un po’ di purgatorio. Nella voce dedicatale da Wikipedia, Luigi Bisignani viene definito “faccendiere”: immagino che questo appellativo non le dispiaccia…
Non è così, a me non piace.
Perché? In fondo lei è una persona che crea sistemi. E’ un po’ come per il termine “speculatore”, viene sempre sentito con un’accezione negativa, cosa che non è.
E’ vero. Queste definizioni variano da paese a paese, per esempio negli Stati Uniti il termine “lobbista” non ha l’accezione negativa che riveste da noi.
Oggi, però, anche da noi ci sono persone che sul biglietto da visita fanno scrivere “lobbista”. Sul suo biglietto da visita cosa c’è scritto?
Sono presidente di una società di consulenza e, quindi, c’è scritto “Presidente”. Torniamo al faccendiere: dunque, la disturba essere “etichettato” così?
Non mi piace, ha sempre un significato molto negativo. Io non mi sono mai sentito un faccendiere; mi sono sempre divertito a trovare persone, scoprire intelligenze e metterle in relazione fra loro. Ecco, in questo credo di riuscire bene e lo rivendico.
Dicono che è un uomo di estremo potere: lo è stato, lo è ancora? Lo dicono tutti di me, lo hanno detto in passato e lo fanno ancora adesso. Sono una persona che ha avuto dei rapporti consolidati e soprattutto non li ha mai traditi, ed è una dote che mi riconoscono. In un paese di voltafaccia credo di essere l’unico che continua a dire di essere stato andreottiano e di sentirsi ancora tale, mentre in tanti lo hanno rinnegato.
Succede alle persone potenti: più in alto sali più rovinosa sarà la caduta. A lei sono toccate le cadute? Io non mi sono mai sentito in alto: non mi sento né uno che è arrivato troppo in alto, né uno che è caduto in basso.
Dunque, lei è sicuramente una persona che crea sistemi, come mi ha confermato. Ha trascorso molti anni in Argentina ed è obbligatorio al tal proposito ricordare Licio Gelli, visto che lei è stato iscritto alla loggia massonica P2…
Gelli in Argentina ci è andato con Peron quando questi vi è rientrato (Ndr. Nel 1973, dopo 18 anni di esilio). Sì e l’Argentina è un paese sufficientemente grande per contenervi tutti e due senza farvi incrociare…! Parlando seriamente, vi siete incontrati?
Certo, l’ho conosciuto bene in quanto lavoravo all’ANSA e infatti sono stato assolto da tutto, i nostri rapporti erano alla luce del sole, quando invece altri giornalisti lo frequentavano ma non lo dicevano.
La loggia P2 è stata ritenuta molto pericolosa. Lei pensa che ci sia comunque bisogno di una struttura del genere, magari riveduta e corretta? In assoluto, non è detto che una loggia massonica debba necessariamente costituire un pericolo per lo Stato, non crede?
Non penso che la massoneria in Italia abbia avuto questo ruolo importante che anche lei tende ad attribuirle. La P2 è stata certamente una cosa diversa dalla Massoneria. Totalmente sbagliata o c’era qualcosa di buono nella P2? Essendosi iscritto alla P2, ci avrà creduto in quelle idee.
Ero iscritto come tanti che sono finiti in quegli elenchi perché conoscevano Gelli, anche se poi negavano di conoscerlo. Ma la P2 non si può considerare una loggia, abbiamo scoperto di essere in quelle liste, ma non lo sapevamo, non ci incontravamo, era un sistema che esisteva solo nella sua testa. Si deve chiederlo a lui, ma non credo che quella sia la massoneria. Durante la presentazione a Ischia del suo ultimo romanzo “Il Direttore”, parlando della successione al Corriere della Sera ha fatto il nome dell’attuale condirettore (Ndr. Luciano Fontana) di Ferruccio De Bortoli come possibile “direttore di transizione”. Accadrà come per i papi, insomma…
Quello che sta succedendo lì dentro, nel primo quotidiano italiano, è singolare: c’è un direttore che se ne andrà fra sette mesi. Perché De Bortoli va via?
Certamente, da quello che si dice, per contrasti con l’Amministrazione. Comunque, è uno che il direttore lo ha fatto per dodici anni. Magari lo ha fatto anche bene… Cosa sta
succedendo al Corriere della Sera?
Sicuramente, sullo sfondo c’è la crisi dell’editoria e poi il contrasto fra gli azionisti, le banche non vogliono più far parte dell’azionariato nel giornale. L’azienda, in questo caso la Rizzoli, soffre dell’attuale distribuzione di poteri fra i componenti del consiglio di amministrazione: è sicuramente uno scontro di poteri.
Ha definito la nostra un’epoca di “non poteri”. Allora, quale “non potere” potrebbe avere interesse a mettere le mani sul giornale più importante del Paese?
Certo, se nel capitale di un’azienda va via un socio importante come Banca Intesa, può essercene qualcun’altro che vuole entrare. E certamente è così: Diego Della Valle? Urbano Cairo? Cairo è uno che ha dimostrato di saper fare l’editoria e la televisione: ecco magari ci fosse uno così… Quello che più manca, secondo me, al Corriere e alla Rizzoli è un editore puro. Sarà Della Valle o Cairo a sostituire Banca Intesa? E’ da vedere. Certamente a De Bortoli è mancata la presenza di un editore unico di riferimento, al posto della pletora di azionisti che ha dovuto sopportare.
Dal quadro che lei fa sembra chiaro che non c’è nessuna possibilità che venga un vero direttore, ma solo un direttore di transito, un fantoccio.
No, un fantoccio no, il direttore ha una responsabilità per un certo periodo, poi se fa bene può anche rimanere: il problema è che non riescono a individuare una grande personalità, e questo la dice tutta.

#urbanocairo #ischia

 

text_Riccardo Sepe Visconti | photo_Dayana Chiocca

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