Wednesday, May 1, 2024

Interview_ Riccardo Sepe Visconti

Photo_ Riccardo Sepe Visconti  Dayana Chiocca  Stefano Fiorentino

Da tempo il senatore e coordinatore regionale di Forza Italia Domenico De Siano lavora per superare i vincoli posti dal terzo condono ai cittadini della Campania, che si sono visti escludere la possibilità di accedere alla sanatoria edilizia promossa dal governo Berlusconi nel 2003. L’incarico che ricopre nella 8° Commissione per i lavori pubblici, che ha operato congiuntamente alla 13esima Commissione, Ambiente, lo ha visto in prima fila in occasione dei passaggi istituzionali necessari all’approvazione del decreto Genova, di cui è parte integrante una sezione dedicata alla ricostruzione delle aree terremotate di Ischia. Quando, infatti, in Commissione gli esponenti del M5S, quindi della maggioranza, hanno scelto di votare a favore di un emendamento voluto dall’opposizione (su cui il Governo aveva dato parere contrario) per rendere più rigide le norme relative alle case di Ischia colpite dal terremoto gravate da irregolarità edilizie, De Siano si è schierato e ha votato con la maggioranza, contro l’emendamento. Ma è andato anche oltre, autosospendendosi dal suo stesso partito – insieme a tutti i parlamentari campani di FI – in nome della “lealtà e coerenza” con cui negli anni “abbiamo sostenuto le ragioni dei cittadini di Ischia e della Campania, a partire dall’abusivismo per passare alle vicende degli abbattimenti e dei condoni”. Una presa di posizione ferma, che ha avuto gli effetti sperati. Nell’intervista, rilasciata all’indomani della conversione in legge del Decreto, il senatore De Siano racconta il suo punto di vista su questa delicata fase, snodo indispensabile per iniziare la ricostruzione. E da qui parte per ragionare sulle responsabilità della politica nella programmazione del territorio e sulla necessità di un diverso assetto amministrativo per l’isola.

Il Parlamento ha convertito in legge il decreto Genova, che comprende una serie di articoli dedicati alla ricostruzione a Ischia, conservando l’articolo 25, che regola la questione dei condoni, e quindi della ricostruzione di case distrutte o danneggiate dal terremoto, che presentano difformità edilizie. Cosa pensa di questa scelta della maggioranza?

C’è stata la volontà da parte del Governo di recepire un bisogno forte dell’isola, devo prendere atto che ha mostrato sensibilità su un tema per noi importante. Al pari di tanti altri territori della regione Campania sottoposti a vincolo paesaggistico, Ischia soffre dei problemi connessi all’inapplicabilità del terzo condono. E’ vero che il decreto dà risposte solo a chi ha subìto danni dal terremoto, ma la cosa importante è che si sia finalmente pronunciata la parola condono nelle aule parlamentari, in particolare che si parli del terzo condono, una sorta di tabù fino a poco tempo fa. La Lega, dopo 15 anni, ha cambiato idea ed è tornata alle posizioni di Forza Italia campana mentre l’M5S, che 5 anni fa era di opinione totalmente diversa, si è reso conto che avere responsabilità di governo non ha niente a che vedere col fare pura opposizione demagogica.

Nell’iter di approvazione, la posizione di Forza Italia è stata a un certo punto molto difficile, in quanto una senatrice del partito ha presentato proprio nella Commissione di cui lei è componente un emendamento che bloccava l’articolo 25 del decreto Genova, quello dedicato ai condoni. E lei, insieme ai colleghi parlamentari campani, per manifestare il suo dissenso si è autosospeso dal partito.

Abbiamo lavorato insieme alla 13esima Commissione, Ambiente, per contribuire a risolvere i problemi di Genova e del ponte crollato; alcuni articoli riguardavano il terremoto del Centro Italia e quello di Ischia dell’agosto 2017. Per quanto riguarda Ischia, su disposizione del capogruppo senatrice Bernini ho seguito io l’iter in vece del capogruppo in Commissione il senatore Schifani. Quanto alla scelta della senatrice Urania Papatheu, è frutto di una strategia puramente politica: FI ha voluto far emergere la spaccatura esistente all’interno del Movimento 5 Stelle e mostrare come su un tema sensibile subito siano venute fuori le diverse e contrastanti anime che convivono al loro interno e, quindi, come facilmente alle prime difficoltà un partito della maggioranza è andato in crisi.

Ma lei ha fatto una scelta diversa…

Il mio primo incarico risale al 1980, è una vita che mi dedico alla politica, con vari ruoli, in Provincia, Regione, Camera, Senato, sono stato sindaco di Lacco Ameno per tanti anni e tutto questo lo devo ai miei concittadini. E sempre ho anteposto il fare all’apparire: non ho mai parlato, se non nelle sedi istituzionali dove si doveva “portare a casa” il risultato, e ho dimostrato di fare la mia parte. Come parlamentare eletto anche a Ischia ho deciso di anteporre agli interessi di partito quelli di questa comunità. Non me la sono sentita di partecipare al tatticismo della politica e ho assunto una posizione distinta rispetto al capogruppo, in linea con i bisogni del mio paese. Ho votato, quindi, con la maggioranza contro l’emendamento e non con il mio partito che lo ha sostenuto, insieme al PD. L’emendamento in Commissione è comunque passato, per cui con i colleghi deputati campani ci siamo autosospesi: non potevamo accantonare le battaglie condotte da FI nella nostra Regione negli ultimi 15 anni intorno al problema dell’inapplicabilità del condono 2003 nelle zone sottoposte a vincolo paesaggistico. Nel 2013 questo è stato il perno della campagna elettorale e portammo 16 senatori in Parlamento. Non potevamo abdicare a favore di una ipotetica dimostrazione politica, voltando le spalle ai cittadini. Il giorno dopo, in aula, i colleghi (anche i componenti della Commissione) si sono ravveduti e hanno votato in sintonia con noi, bocciando l’emendamento.

Ischia può costituire un punto di partenza? Mi riferisco alla sua proposta di estendere la soluzione portata dall’art.25 anche agli altri Comuni, e quindi alle abitazioni non coinvolte dal terremoto.

Sì, da qui si può cominciare un ragionamento che coinvolga i restanti Comuni isolani ma anche le altre aree della Regione sottoposte a vincolo. Questi territori vivono una disparità di trattamento rispetto al resto del Paese, perché una legge dello Stato valida non trova applicabilità solo in un territorio circoscritto della regione Campania.

Questo potrebbe costituire un primo passo di avvicinamento di Forza Italia al Governo?

Noi abbiamo steso un programma comune con la Lega e siamo andati al voto da alleati, FI è forza di governo, abbiamo guidato il Paese, abbiamo tanti Sindaci e siamo presenti in tante Giunte… E da forza di governo sappiamo come comportarci e quali sono gli interessi del Paese. Su tutti i punti che fanno parte dell’agenda sottoscritta con la Lega prima delle elezioni del 4 marzo 2018 e su tutti i temi che sono tradizionalmente nostri lavoreremo per raggiungere dei risultati, anche collaborando col Governo. Su altri ambiti, invece, siamo del tutto lontani e lo dimostriamo quotidianamente.

Che giudizio dà del decreto Genova, per la parte che riguarda Ischia?

Non credo sia la panacea, presenta una serie di anomalie che vanno analizzate e possibilmente corrette. Al tema del finanziamento alla ricostruzione per esempio, il Decreto ha dato una risposta diversa da quella attesa. Nel momento in cui le abitazioni ricevono la sanatoria, avendo pagato tutti gli oneri richiesti, non vedo per quale ragione non debbano poi accedere al finanziamento in quanto danneggiate dal sisma (Ndr. In base all’articolo 25, nelle case colpite dal terremoto che presentino difformità, queste parti, qualora costituiscano aumenti di volume, non riceveranno contributi per essere ricostruite – anche se saranno condonate). E’ una questione seria che il decreto non risolve.

Forza Italia, nei mesi trascorsi dalle ultime elezioni, ha visto erodersi in maniera forte il suo bacino di voti e non a caso molti coordinatori regionali del partito sono stati sostituiti. Tuttavia, lei è stato confermato nell’incarico e sta al fianco di Silvio Berlusconi da moltissimo tempo: questo, come la compattezza dimostrata dai parlamentari campani intorno alla sua presa di posizione sul decreto per la ricostruzione, dovrebbe farci ritenere che come coordinatore ha svolto bene il suo mandato…

Alle politiche del 4 marzo 2018 in Campania abbiamo raggiunto il 20,5% in media dei voti, nonostante a livello nazionale FI si sia attestato intorno al 14%, quindi abbiamo una delle medie più significative. Questo dato è frutto del lavoro svolto sul territorio. Alle elezioni tenutesi a ottobre scorso nella provincia Autonoma di Bolzano-Alto Adige FI ha preso l’1%, mentre nei sondaggi la Campania è l’unica regione in cui contendiamo il primato nell’ambito del centrodestra alla Lega, nonostante il trend nazionale sia diverso. Tutto ciò essendo all’opposizione sia in Regione che in Provincia e non avendo la responsabilità di governare le città più importanti. Eppure la gente ci ha riconosciuto con il suo voto la volontà di impegnarci su temi fondamentali, quello del condono è uno di essi.

Quali sono gli altri temi?

L’aspettativa di vita per un cittadino campano è di 3 anni inferiore a quella degli abitanti della Lombardia: allora, perché il cittadino campano deve andare in pensione con le medesime regole di quelli delle Regioni in cui si vive di più? Siamo, sì, un partito nazionale, ma rimaniamo sempre attenti alle peculiarità locali: c’è un partito che realmente si dedica al Sud ed ai suoi problemi? Non credo… Noi invece, continuiamo con costanza a insistere su certi argomenti che sono determinanti per questa Regione.

Ischia, da molti anni, ha due rappresentanti che fanno attività politica extraisolana, rivestendo entrambi incarichi di primissimo piano: lei, senatore e coordinatore regionale di FI e Giosi Ferrandino, europarlamentare PD. Quando Ferrandino in merito al decreto ricostruzione ha dovuto scegliere fra prendere le parti della sua comunità e quelle del PD, fortemente contrario al decreto e in particolare all’art. 25, ha scelto di mettersi accanto al suo partito. Considero grave questa scelta, in quanto lui è anche il rappresentante dell’isola e difenderla era suo dovere.

Ho trovato scandaloso l’atteggiamento del PD su questo tema, siamo stati sottoposti a un linciaggio mediatico come isola d’Ischia ed è evidente che questa posizione ha avuto come ispiratori il PD appunto e Legambiente. Per quanto riguarda Giosi Ferrandino, ho stima di lui, conosce i meccanismi della politica e proprio per questo ha fatto un calcolo: la sua circoscrizione per le prossime Europee comprende ben 5 Regioni, e ha scelto di restare in sintonia con i vertici del partito per cercare di essere rieletto – in un momento peraltro di grande difficoltà per il suo schieramento. Quindi fra avere 1000-2000 consensi dall’isola e la possibilità che i leader del PD lo sostengano, ha scelto quest’ultima opzione. Peraltro, considero indegno l’atteggiamento di esponenti del PD sul nostro territorio che, a qualsiasi livello, non hanno avuto uno scatto di orgoglio e non ci hanno difeso quando siamo stati bollati come l’isola dei malfattori, e si tratta di un problema reale che coinvolge tutti i cittadini, al di là del colore politico. Per gli abusi edilizi realizzati in tanti anni, infatti, le responsabilità vanno attribuite a tutti i partiti che hanno avuto incarichi di governo in queste aree. E nessun sindaco, né amministratore locale, né parlamentare del PD ha chiesto una riflessione sincera su questo tema. La pianificazione e la programmazione urbana hanno bisogno di 20 anni per essere attuate, intanto si deve trovare una soluzione dignitosa al problema di cittadini che hanno perso la casa a causa del terremoto. E le dirò di più, questo decreto è importante perché, oltre a dar corso alla ricostruzione, sempre che i Comuni facciano la loro parte, consente e finanzia, dopo aver eseguito la microzonazione, la delocalizzazione e la trasformazione urbana. Si tratta di un tema molto interessante che potrebbe cambiare il volto dell’isola, se ci sarà la maturità da parte delle amministrazioni locali per comprenderne la portata.

Questa riflessione su una prospettiva che riguarda l’isola nel suo complesso non può che far pensare al Comune Unico, un suo progetto da tanti anni e che potrebbe costituire la prossima battaglia.

Nasco come amministratore locale e continuo dentro di me ad esserlo, oggi ho un altro ruolo, ma non metto ipoteche sul domani, mai dire mai…

Parliamo del sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, che insieme all’avvocato Bruno Molinaro ha lavorato fin dal primo momento per arrivare a concepire i termini della legge per la ricostruzione.

L’isola ha il problema dell’applicabilità del terzo condono e il sindaco Pascale che conosce bene la materia e ne è un appassionato, in collaborazione con Molinaro, ha aperto la strada ad una norma risolutiva. Certo ha generato dibattito e potrà portare anche a contenziosi, e allora vuol dire che si dovrà porre rimedio.

I contenziosi peraltro ci sono già…

Oggi c’è qualcosa di peggio, c’è la sofferenza di famiglie che rischiano, una su cento, presa a caso, di vedersi l’abitazione demolita. Ed è un’ingiustizia profonda in un paese democratico. Non si tratta di speculazioni edilizie, né di fabbriche o alberghi, non sono edifici che producono ricchezza.

Lei parla di abitazioni private; io vado oltre e vorrei comprendere in questi ragionamenti pure aziende, come le sue, che sicuramente hanno la necessità di adeguare le proprie strutture alle esigenze dettate dal mercato. E’ stato detto che appoggiando il decreto lei ha fatto anche i suoi interessi, in quanto albergatore dell’isola. Ma l’impresa, che qui è costituita in particolare dal settore alberghiero, è quella che crea occupazione e se è in buona salute dà lavoro a tanti: e allora perché non porre anche il problema dell’impresa?

Penso che ci voglia programmazione, e mi spiego meglio. Non credo sia giusto che un’azienda possa in sei mesi aumentare di dimensioni commettendo abusi e per questo poi assumere più dipendenti, perché lo avrà fatto comunque senza programmare la sua espansione. Ci sono imprenditori che hanno investito milioni di euro per comprare attività ricettive e le hanno dotate di servizi per farle operare al meglio e altri che, invece, si sono limitati, spendendo cifre molto inferiori, ad aggiungere centinaia di camere – e negli anni ‘70-’90 questo comportamento è stato prevalente. Ora, le domando, chi è quello che si è mosso meglio?! E aggiungo che una forte responsabilità va alla politica, che per fini elettorali ha creato le condizioni perché ciò accadesse. In base alla mia lunga esperienza di amministratore, a chi prende posizioni ipocrite come gli esponenti del PD, dico che non ci vuole nulla a redigere una norma che blocchi l’abusivismo. Per esempio, e mi riferisco non alle grandi città ma a quel reticolo di piccoli Comuni, in Campania sono 540, che costituisce la struttura delle nostre Regioni, dando al sindaco e al comandante della polizia locale (i vigili urbani) la responsabilità penale rispetto all’abusivismo: insomma se non tutelano il territorio non possono ricoprire quei ruoli. E se non operano secondo il loro dovere si deve sciogliere il consiglio comunale. Se si facesse questo non si alzerebbe più un muro, perché gli amministratori hanno un ruolo fondamentale nel sistema che consente gli abusi.

Capita sempre che un evento negativo, per il solo fatto di essersi verificato a Ischia, abbia un’eco nazionale. Accadde per la frana del monte Vezzi nel 2006, per l’alluvione del 2009; poi con l’arresto del sindaco Giosi Ferrandino ed oggi con l’articolo 25 del decreto Genova, immediatamente ribattezzato decreto Ischia, poiché Genova “non fa notizia”! Perché accade questo? A cosa è dovuto il pregiudizio contro l’isola?

Penso che la colpa sia nostra. Veniamo percepiti come un’unità, non suddivisi in 6 Comuni; ma di fatto non è così, siamo sei realtà diverse e non connesse fra loro. E questa è la ragione per cui accadono cortocircuiti come quelli che ha ricordato. Un assetto amministrativo di questo tipo poteva andar bene quando siamo usciti dal fascismo e dalla guerra, ma oggi non è più all’altezza delle necessità dell’isola e ci porta a collezionare brutte figure. I primi che devono capire che ormai non gestiscono più nulla sono proprio gli amministratori locali. Nessuno si pone il problema di perché abbiamo perso tante presenze turistiche negli ultimi anni, per esempio… La traccia su cui poi l’impresa si deve muovere va data dalla politica – sempre che ci siano personalità capaci di farlo. Oggi non è così: ciascun sindaco, in Municipi piccolissimi (a Lacco Ameno il primo cittadino viene eletto con 1600 voti) guarda solo al suo elettorato, senza preoccuparsi delle conseguenze delle scelte che fa e che ricadono anche sui Comuni limitrofi. E questa profonda divisione interna crea un vuoto che consente di diffondere facilmente dall’esterno un’immagine negativa di noi.