Tuesday, April 30, 2024

People- IL MIO GRANDE AMICO CHOPIN

21/2008

Photo: Redazione Ischiacity
Text: Lucia Elena Vuoso

 

Nero. Nero come il carbone, come il caffè, come un abito raffinato, come la notte. Nero come “I Notturni” di Chopin. Espressivo, elegante, magico, da scoprire giorno dopo giorno, proprio come i componimenti romantici del musicista che gli presta il nome. Nobile, nel portamento come nelle origini, ma soprattutto nell’animo.
È anziano Chopin, ma viene ad aprire la porta da bravo padrone di casa, un po’ zoppicante ma contento di ricevere ospiti e felice di far conoscere la sua vita intensa e ricca di avventure. Non sarà lui a raccontare: il suo sguardo fiero dice molto ma Chopin non parla, non l’ha mai fatto, forse è l’unica cosa che non ha imparato nella sua lunga vita. Perché Chopin è un cane, anche se Adriano Esposito, suo compagno d’avventure più che padrone, lo considera una persona a tutti gli effetti, quasi un figlio e fin da piccolo l’ha educato e amato come tale.
Discendente diretto di Hugo di Sandringham, cane da caccia della regina Elisabetta d’Inghilterra, arrivò in Italia in una cassettina di mogano, comportandosi durante il volo da perfetto ‘gentiluomo’, ricevendo così i complimenti delle hostess e di tutto il personale di bordo. Ancora non aveva messo piede nella sua nuova famiglia e già era per loro motivo di orgoglio. E fin da cucciolo le numerose capacità proprie della sua razza, Labrador Retriver, vennero fuori prepotenti: riportava tutto quello che trovava in giro e adorava giocare soprattutto con la sua pallina. Con quella è stato iniziato dal signor Adriano all’arte del riporto, attitudine naturale che andava affinata per quello che sarebbe poi diventato un ottimo cane da caccia, tra i migliori in Italia e anche al di fuori dei confini del nostro Paese. Un giorno fu portato in una riserva in Francia, per partecipare insieme con altri cani provenienti da tutta Europa ad una grande battuta di caccia. Chopin fino ad allora aveva catturato solo i piccoli uccellini a cui sparava il suo padrone, per cui il guardiacaccia era molto reticente a lasciarlo intervenire, temendo che avrebbe riportato non solo i fagiani catturati da Adriano ma anche quelli degli altri, rovinando così la partita di caccia. Il Labrador capì che doveva stare buono per conquistare la fiducia di chi non lo conosceva e ubbidì all’ordine di non muoversi, nonostante l’istinto di avventarsi sulla preda fosse forte. A fine giornata, tutti si complimentarono con quel cane che, senza aver mai frequentato un centro di addestramento, era riuscito a scovare tutti i volatili del suo padrone, a riportarglieli prima e a trovare tutte le prede non rintracciate dagli altri cani, poi. Il segreto di tanta abilità? I trucchetti del signor Esposito, ad esempio legare delle piume di uccello ad un lenzuolo e nasconderlo, premiare il cucciolo e non sgridarlo mai.
E piano piano il feeling fra cane e padrone è cresciuto al punto che Chopin è diventato il complice degli scherzi di Adriano ai suoi amici creduloni. “Riconosce i soldi, sa le lingue e parla con me” affermava. “Lasciavo cadere a terra una banconota da diecimila lire ed una da mille e lui, che mi seguiva sempre, raccoglieva quella da diecimila e me la riportava. Questo accadeva perché per lui era più semplice afferrare quella grande, ma le persone che non lo sapevano credevano che il mio cane fosse magico! Si pensava anche che fosse poliglotta, perché potevo dargli lo stesso comando in diverse lingue e lui capiva sempre. Una volta diedi uno schiaffo morale ad un signore napoletano che aveva chiesto con aria di superiorità cos’avesse di tanto speciale il mio cane. Dissi a Chopin di mettersi seduto in italiano e lui ubbidì, poi glielo chiesi in inglese e di nuovo si sedette, in tedesco e in francese ed eseguì il comando. Infine gridai: ‘Assetat, mocc a chi t’è muort!’ e ancora una volta si mise seduto. L’uomo incredulo si alzò in piedi e fece un lungo applauso a Chopin che, in realtà, non aveva affatto capito le diverse lingue ma solo interpretato il tono della mia voce, sempre uguale.
Un’altra volta mi trovavo in un ristorante a Forio, dove avevano offerto al mio cane una pizza margherita che lui aveva rifiutato. Io feci finta di parlargli all’orecchio, chiedendogli perché non l’avesse voluta e dissi che mi aveva risposto di desiderarla senza mozzarella. Gli prepararono così una pizza con solo pomodoro e lui la mangiò di gusto lasciando tutti a bocca aperta. Chopin non mi aveva affatto comunicato di gradire una pizza piuttosto che un’altra, ma era abituato ad accettare il cibo unicamente dalle mie mani. Ma, ben presto, il cane che parlava col padrone divenne una leggenda in tutta Forio!”.
E ora che Chopin ha 15 anni e tutti quegli acciacchi che la vecchiaia porta, aspetta con impazienza il momento della passeggiatina pomeridiana con Adriano, e si rende utile portando il giornale o la spazzatura fuori. E ora che Chopin si avvicina alla fine della sua vita intensa, ha comunque lo sguardo fiero negli occhi, lo sguardo di chi sa che ha dato tutto quello che poteva ad una famiglia che lo ha amato tantissimo, lo sguardo di un vero amico.