Saturday, July 27, 2024

Business-UNA FARMACIA AL FEMMINILE

n.10/2006

Photo: Riccardo Sepe Visconti
Text: Riccardo Sepe Visconti
Dress Man: Il Mughetto boutique
Jewellery: Gioielleria Bottiglieri
MakeUp: Nancy Tortora
Assistant: Roberta Levato
Location: Spiaggia del Lido

 

Paola Margaria è una farmacista moderna che ha saputo calarsi nel ruolo di imprenditrice lungimirante e determinata.

R: Raccontaci da dove vieni…
P: Sono nata e vissuta a Torino, ultima di 6 figli, quasi tutte femmine, ho un solo fratello; la mia è una famiglia molto semplice, ho avuto un’infanzia normale, sicuramente caratterizzata dal fatto che eravamo in tanti, con i vantaggi e gli svantaggi che ciò comporta. Dopo la laurea ho scelt o di lasciare la mia città.

R: Perché hai deciso di laurearti in farmacia? P: Ai miei tempi era una laurea che consentiva un sicuro sbocco lavorativo e poi mi interessava il settore ma non volevo fare medicina, infatti mi sarebbe piaciuto essere una farmacista ospedaliera, pensavo che questo ambito valorizzasse il lato sanitario della professione, che mi affascinava e mi affascina ancora molto.

R: Come sei capitata a Ischia?
P: Ci sono venuta in vacanza da amici mentre ero ancora all’università. Mi piaceva l’isola perché era del tutto differente dal mondo in cui vivevo. Quindi decisi di fare un’esperienza di lavoro di 6 mesi a Ischia e non sono più tornata indietro. L’ambiente settentrionale mi stava stretto, lo sentivo chiuso, rigido, un po’ grigio e volevo sperimentare un modo di vivere, una mentalità diversa.

R: Che cosa pensi di esserti portata dietro di positivo dal tuo contesto di origine e che ti ha agevolato stando nell’isola?
P: Molte cose. Penso che un certo ‘rigore’ culturale mi abbia sempre aiutato, un po’ meno la mia tendenza a mantenere un ‘basso profilo’, caratteristica tipica di noi piemontesi. Anche se mi sento ancora sospesa tra le due realtà, cosa che forse accade a tutti quelli che emigrano, vivere qui mi ha consentito di perdere certe rigidità e al tempo stesso di acquisire un’elasticità mentale che viene proprio dal fatto di vivere in un’altra realtà. Devo dire che amo tanti aspetti della cultura napoletana come la canzone, il teatro, la cucina…

R: So che ti piace molto cucinare.
P: Non c’è Natale senza struffoli o Pasqua senza pastiera, fa parte anche questo del mio ‘sforzo d’integrazione’. E d’altronde, per me cucinare è molto di più che mettere insieme degli ingredienti, è un mezzo di comunicazione con gli altri, così, per esempio, se uno dei miei figli è un po’ triste gli preparo il suo piatto preferito. È un linguaggio che ho imparato nella mia famiglia d’origine.

R: Quali difficoltà hai avuto come imprenditrice, qui a Ischia?
P: Non credo di averne avute di particolarmente grandi legate al fatto di essere a Ischia. Anzi, credo che Ischia sia una piazza estremamente stimolante da questo punto di vista, infatti può contare su un bacino di utenza assai composito, che quindi ti offre sempre nuove possibilità, basti pensare al flusso turistico che varia continuamente sia per qualità che per quantit&ag rave;; inoltre siamo una categoria piuttosto unita, lo spirito di collaborazione tra colleghi aiuta. Semmai le difficoltà, e tantissime, sono state causate da fattori diciamo di contorno. Ho dovuto affrontare prove dure, come inserirmi da emerita sconosciuta in un ambiente del tutto estraneo e talvolta anche ostile, perché subentravo in un’attività di tradizione antica e consolidatissima qui a Ischia. Sono stata trascinata a vario titolo in battaglie legali sfiancanti e molto dolorose. Essere traditi da coloro di cui ti fidavi ciecamente fa molto male. Poi c’è il lavoro quotidiano: la farmacia è come un neonato che va costantemente accudito. Insomma, posso dire che mi sia successo davvero di tutto in questi anni, non mi sono fatta mancare niente!

R: Continua a piacerti il tuo lavoro … o vorresti metterti a fare la ballerina di tango?!
P: Mi piacerebbe, ma non ci vivrei! A parte gli scherzi, credo che più o meno tutte le professioni dopo un certo tempo divengano ripetitive, e poi il settore è in mutamento e il futuro è incerto.

R: Parliamone: come sta evolvendo il mestiere del farmacista?
P: Credo si stia rivoluzionando completamente, siamo a un bivio: presto si dovrà decidere se imboccare la strada di una funzione prettamente sanitaria e di servizi, o virare verso un’attività nettamente commerciale. Credo che saremo costretti, volenti o nolenti, a fare i conti con questa seconda possibilità, bisognerà fare un grande sforzo per conservare la nostra “dignità” sanitaria. Sarà una scelta difficile, ma credo che sia l’unica che ci possa salvare.

R: Ritieni che il modo di vendere i farmaci in Italia sia il migliore possibile, o dovrebbe essere rivisto?
P: È inutile negarlo, gli interessi commerciali dell’industria sono fortissimi e spesso si ha l’impressione che il sistema sanitario, sia nel settore della commercializza zione dei farmaci che negli altri ambiti di cui si compone, perda un po’ di vista la salute del cittadino. Non si capiscono le scelte dell’industria che continua a mantenere i prezzi molto più alti rispetto al resto dell’Europa, per esempio. E poi mi sono fatta l’idea che gli italiani consumino più farmaci del necessario.

R: Anche gli ischitani tendono ad accumulare troppe medicine nelle loro case?
P: Sì, soprattutto si eccede nell’automedicazione, non solo per patologie per le quali questa pratica è valida ma anche in altri casi, in cui ci si sostituisce al medico e ciò ne svilisce il ruolo.

R: Accade spesso che in farmacia vi troviate a prendere il posto del medico?
P: Noi non sostituiamo il medico, abbiamo competenze diverse. Semmai ci limitiamo a fare una selezione, parlando con il cliente, per stabilire se vada indirizzato al medico o se si può dargli un prodotto da ‘consiglio’, appunto, l’unico che possiamo consigliare. Questo succede spesso con i clienti di passaggio che sono qui in vacanza e non hanno il proprio medico come punto di riferimento. A volte è dura spiegare che non sei un medico e quindi non puoi fare diagnosi, guardare gole arrossate o fare iniezioni perché non è la tua professione. Molti ti guardano male, ma io sono e voglio fare solo la farmacista. Nient’altro. È già abbastanza impegnativo così.

R: Molti ti ‘accusano’ di avere dei modi troppo asciutti. Conoscendoti bene credo derivi dal fatto di essere piemontese, e poi anche dalla tua timidezza e dal carattere molto severo, anche con te stessa. Professionalmente parlando ciò ha costituito un limite?
P: Sicuramente, non solo sul piano professionale ma in generale nel rapporto con gli altri. Non a caso credo di avere la fama della ‘scorbutica’ o della ‘superba’, addirittura dicono che incuto soggezione. Semmai sono io che provo soggezione verso gli estranei, chi mi conosce sa che è solo timidezza. D’altra parte, penso che questo carattere mi protegga dagli scontri con certe persone. E comunque quando indosso il camice cambio un po’, in qualche modo mi protegge e io cerco di essere il più possibile disponibile, ma forse non ci riesco del tutto, almeno non quanto vorrei.

R: Fino a 7 anni fa hai lavorato nella farmacia di tuo marito a Forio; poi 6 anni fa sei diventata la titolare della farmacia storica di Ischia, che adesso si trasferisce in via Alfredo De Luca; inoltre hai aperto un negozio di prodotti per l’infanzia a Casamicciola e un negozio di prodotti di bellezza a Ischia. Cosa ti ha spinto a questi cambiamenti?
P: Le mutazioni del mercato hanno convinto mio marito Michele e me ad aprire questi negozi e certamente ciò comporta molto lavoro. La nostra è stata ed è una scommessa continua, avremmo potuto limitarci a quello che avevamo già ottenuto senza cercare di ‘inventarci’ cose nuove, ma siamo fatti così, abbiamo sempre bisogno di stimoli e non vogliamo perdere terreno. Quanto alla farmacia, penso che lo spostamento di sede mi attirerà molte critiche, perché vado contro una tradizione consolidata e qui le tradizioni sono importanti. Ma sono convinta che l’imprenditore non possa essere un idealista e debba fare anche scelte controcorrente, talvolta, e poi sono certa che il servizio migliorerà nella nuova collocazione e alla fine anche gli scettici mi daranno ragione.

R: Nella farmacia hai una squadra al femminile: che cosa significa creare uno staff?
P: In questo momento sono abbastanza soddisfatta. Tutte, io per prima, abbiamo acquisito maggiore sicurezza nei rispettivi ruoli: infatti per me come titolare, come per tutte le altre nelle loro mansioni, era la prima volta. Mi auguro che ci si evolva sempre insieme alla farmacia e il mio personale sa bene quanto tenga che stiano al passo con le trasformazioni della professione.

R: Che cosa ti aspetti dal trasferimento?
P: Di riuscire a realizzare una struttura che si avvicini il più possibile alla farmacia dei miei sogni.

R: Vale a dire?
P: Fornire una maggiore quantità e qualità di servizi insieme a maggiore competenza e fruibilità.

R: E come si fa a offrire un servizio migliore, in farmacia?
P: Guarda, il cliente che entra in farmacia lo fa normalmente perché ha un problema che deve essere risolto. Tutto qui. Quindi svolgiamo un buon servizio se riusciamo ad arrivare il più possibile vicino alla soluzione di quel problema. Per ottenere questo risultato ci vogliono professionalità, costante aggiornamento anche rispetto alle terapie cosiddette ‘alternative’ come fitoterapia, omeopatia, dietetica, poi efficienza nella gestione del magazzino, maggiore collaborazione con i medici, con il mondo sanitario istituzionale tipo la ASL, ma soprattutto la disponibilità e la pazienza di saper ascoltare e capire chi c’è dall’altra parte del banco.

R: Sei soddisfatta dei risultati raggiunti?
P: So che ho ancora tanto da fare per raggiungere quanto mi sono prefissa e mi rendo conto che si tratta di un cammino difficile e d’altra parte per carattere è difficile che sia soddisfatta. Non dimenticare poi che ho una famiglia che ha bisogno di me e sento più che mai la scissione tra il ruolo di madre e moglie e quello lavorativo. Non ti nascondo che spesso mi chiedo se non avrei fatto meglio a dedicarmi solo alla famiglia.

R: Quali sono le passioni di Paola?
P: A parte la cucina, mi piace ballare il tango argentino.

R: Ogni quanto tempo diventa per te imprescindibile tornare a Torino?
P: Ogni 2 mesi, ma non riesco a soddisfare questa esigenza per mancanza di tempo, soprattutto d’estate. A metà agosto comincio ad andare in crisi: qui c’è troppa luce, troppi colori sgargianti nei giardini e desidero in modo prepotente le nebbioline della fine dell’estate a Torino, con le mattine già fredde.

R: E a parte le questioni climatiche, cosa ti manca?
P: Quando venni a Ischia ero molto critica nei confronti di Torino e quindi pensavo che avrei potuto rinunciarvi senza problemi. Ma mi sbagliavo, in realtà non posso fare a meno di nulla di quanto caratterizza la mia città: già gli odori che si percepiscono scendendo dall’aereo mi piacciono, mi fanno sentire a casa. Il problema è che quando torno a Torino cerco ciò che ho lasciato, ma quella realtà lì non esiste più, luoghi e persone sono andati avanti, sono cambiati. Così finisco per sentirmi un po’ straniera anche là.
pic_1\Completo Il Mughetto boutique; gioielli Rebecca, orologio Rolex Explorer.

pic_2\Completo in cachemire Il Mughetto boutique; collana e bracciale Intini, anello By Simon.

pic_3\Da sinistra verso destra: Monika Gomolka responsabile reparto cosmetico, Elisa Ferrandino magazziniera, Tonia Punzo magazziniera, Giuseppina Mattera farmacista, Paola Margaria farmacista titolare, Valeria Patalano magazziniera, Laura Patalano farmacista, Lucia Vicidomini farmacista, Ania Hartung farmacista (nella foto è assente Barbara Pierini farmacista del turno di notte).

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